Nato in un villaggio vicino a Pittsburg, negli Stati Uniti, iniziò gli studi di medicina ma li interruppe perché “troppo delicato di salute per prendersi cura di altri”; divenne insegnante di musica e nel 1861 cominciò a tenere le prime api come hobbista. Dal 1878 l’apicoltura divenne la sua sola attività. Adottò l’arnia Langstroth e per lo più andò utilizzando api ibride. Seguendo un percorso originale, ricco di esperimenti e innovazioni, contribuì allo sviluppo della conoscenza e della tecnica apistica, condividendo le sue esperienze su libri e riviste. Prendono il suo nome un semplice metodo per allevare celle reali e un metodo (detto anche “del foglio di giornale”) per riunire due famiglie. Il suo libro più conosciuto è “Cinquant’anni con le api”, pubblicato nel 1911. Il grande apicoltore E.R. Root nel tributo che scrisse per la sua morte lo chiamò “il Dottore”, “il grande vecchio dell’apicoltura” ,“il Saggio di Marengo”.
PREVENZIONE DELLA SCIAMATURA
Non mi piace proprio questo titolo: può dare l’impressione che io abbia un totale successo nel prevenire la sciamatura in modo redditizio, e non sono sicuro di essere arrivato a questo punto. Parlo di prevenire la sciamatura in modo redditizio perché ci può essere un modo di prevenirla che non dà nessun guadagno. Se una colonia predisposta a sciamare dev’essere fatta saltare con la dinamite, probabilmente non sciamerà, ma la sua utilità come istituzione deputata alla raccolta del miele sarà in qualche modo compromessa. La sciamatura può anche essere prevenuta con metodi che possono comportare una quantità di fastidi tale da renderli per nulla redditizi; o può essere prevenuta in modo da avere un effetto molto poco redditizio sul raccolto di miele. Quello che mi preoccupa è che la prevenzione sia redditizia.
Una volta, a una colonia sciamata e ritornata al suo alveare, ho tolto la sua regina e glie ne ho data una che credo avesse cominciato a covare solo da due o tre giorni. Nel giro di tre giorni la regina è volata con lo sciame. Sembrerebbe che è la condizione della colonia sia più determinante che la condizione della regina. C.J.H. Gravenhorst, il compianto editore di Deutsche Illustrierte Bienenzeitung, dice una parola che io credo definitiva sulla questione delle regine giovani e della sciamatura: una colonia non sciamerà con la regina dell’anno in corso se la regina è allevata in questa colonia; se allevata altrove, può sciamare. Perché questa differenza, non lo so. Ma c’è chi ha sostenuto che ci sono eccezioni a questa regola.

Dà anche all’apicoltore il controllo su quante api debbano rimanere con lo sciame. Nella sciamatura naturale ci possono essere troppo poche api che vanno con lo sciame, con un effetto positivo sull’inarniamento, mentre ne possono rimanere troppo poche nella colonia madre per sperare in un buon lavoro, con la possibilità che se è forte dia origine a successive divisioni in sciami secondari. Nel caso di uno sciame artificiale, tutte le api possono essere lasciate al vecchio posto eccetto quelle appena sufficienti per prendersi cura della covata asportata. Questa covata può essere collocata in un nuovo posto, e con l’aggiunta di una regina o di una cella reale può essere lasciata a intraprendere la sua carriera di colonia indipendente.
“Ma le api che sfarfallano domani non sfarfallano come bottinatrici e non saranno bottinatrici finchè non hanno almeno sedici giorni. Se il raccolto termina in sedici giorni, questi potenziali rinforzi non saranno altro che una massa di inutili consumatori”. Mentre la prima parte della tua frase può essere giusta, non potrei dire lo stesso per la seconda.
Perciò è ragionevole credere che almeno in una certa misura saranno le necessità immediate, più che una questione di età, a decidere quale compito le api dovranno svolgere; e la conclusione logica che ne deriva è che più grande è la forza delle api in un alveare, più miele sarà immagazzinato anche se un buon numero di api sono giovanissime.
Senza essere in grado di dare una ragione soddisfacente, sono anche convinto che venga svolto un lavoro migliore se alle api è permesso di allevare covata a loro piacimento; e che alla chiusura del raccolto, spontaneamente, riducono il lavoro in quella direzione.
Perciò nessuno può farmi una colpa, se invece di assestarmi contento nella sciamatura artificiale, continuo a correr dietro a quello che per molti è un miraggio, la non-sciamatura.
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Supponiamo di esaminare una certa colonia trovando al massimo qualche cella con il solo uovo. Al prossimo giro può essere nella stessa situazione, e andare avanti così per tutta la stagione. In quel caso non c’è altro da fare con quella colonia, al di là di un’ispezione ogni dieci giorni, se non lasciarla in pace ed essere grati. Casi come questo non si verificano con la frequenza che vorrei, ma penso che siano in aumento.
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