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Preferiamo parlare di mieli al plurale, anziché di miele, per ricordare l’incredibile varietà di fonti botaniche, il legame di ogni diverso aroma con un fiore o una pianta diversi. Questo plurale, che è più ovvio per i mieli monoflora, forse lo è meno per i mieli millefiori.
Assaggiando un millefiori primaverile della Maremma si può essere sorpresi da un sapore ricco, aromatico, su cui possono spiccare note di caramello o fruttate in cui sono riconoscibili l’erica, la marruca, il rosmarino, ma non solo. Assaggiando un miele alpino di alta montagna si può percepire, su un fondo di nettari delicati come la lupinella e il rododendro, sottili note fruttate o pungenti in cui sono riconoscibili il lampone e il timo, e in qualche annata anche il fondo balsamico della melata d’abete, ma non solo.
…e dunque ogni diverso millefiori è la mappa aromatica di un diverso territorio in una diversa stagione.


Miele di alta montagna “Ceresole” 2000: dagli alti monti della Valle d’Aosta nel parco Nazionale del Gran Paradiso (1700 metri sul livello del mare); composto principalmente da rododendro; meno fine del miele di Ronco descritto sopra, con aroma forte e intenso e compattezza.
Miele di alta montagna “Pian Prato” 2000: Ancora dal Gran Paradiso, ma da un’altezza più elevata (1800 metri); colore più intenso che il Ceresole, e aroma più rustico; sfumature di fiori selvatici e terra aggiungono complessità.
Miele di tiglio, 2006: Aroma molto marcato con una qualità di essenza arborea; personalità marcata con leggera sfumatura amara; colore giallo dorato, magnifico complemento a the di erbe o accompagnamento a formaggi caprini.
Non sono ancora tanti in Italia gli apicoltori che hanno imparato a valorizzare il miele in questo stretto collegamento col territorio, ma che sicuramente potrebbero farlo se hanno osservato nel corso di lunghi anni su quali fiori si posano le api nella loro zona, se hanno tante volte assaggiato, nel corso del raccolto, infilando un dito nel favo, i diversi aromi che le api portavano man mano nell’alveare in vari momenti della stagione. Acquistando da un apicoltore locale un miele etichettato semplicemente come “millefiori”, si può provare a domandargli che tipo di sapore c’è da aspettarsi, quando lo si assaggerà, e da che tipo di ambiente deriva. In questo modo si parteciperà attivamente a un processo di evoluzione della conoscenza dei millefiori, strappando quello che è finora stato ingiustamente considerato un po’ un “fratello povero” del monoflora a una condizione di genericità e riportandolo all’essenza del suo valore. Da un posto che ha un significato per noi o che abbiamo magari amato durate un soggiorno o una vacanza estiva, possiamo portarne con noi l’essenza in un vasetto di miele. Persino molte città (Londra, Parigi, Chicago, Bologna per fare un esempio), con la loro grande varietà botanica, danno origine a mieli sorprendenti, complessi e ricchi di sfumature.
