I (pochi) punti critici che possono interessare chi acquista un vasetto di miele
Attenzione all’etichetta Attenzione al contenuto del vasetto
Secondo il Decreto Legislativo n. 181 del 23 giugno 2003, che regolamenta l’etichettatura dei prodotti alimentari in generale, l’etichettatura non deve:
1) indurre in errore l’acquirente;
2) attribuire all’alimento effetti o proprietà che non possiede;
3) suggerire che l’alimento possegga caratteristiche particolari, quando tutti i prodotti analoghi possiedono caratteristiche identiche;
4) attribuire all’alimento proprietà atte a prevenire, curare o guarire una malattia.
1) indurre in errore l’acquirente;
2) attribuire all’alimento effetti o proprietà che non possiede;
3) suggerire che l’alimento possegga caratteristiche particolari, quando tutti i prodotti analoghi possiedono caratteristiche identiche;
4) attribuire all’alimento proprietà atte a prevenire, curare o guarire una malattia.
Il miele dev’essere solo miele, senza aggiunte
Il Decreto Legislativo 179/04 vieta l’aggiunta al miele, immesso sul mercato in quanto tale o utilizzato in prodotti destinati al consumo umano, di qualsiasi ingrediente alimentare, ivi compresi gli additivi, e l’effettuazione di qualsiasi altra aggiunta se non di miele. Sulla base di tale principio, preparati ad esempio a base di nocciole e miele, non possono riportare in etichetta il termine “miele”, ma un nome di fantasia (tipo “Nocciomiel”) e/o “Preparazione alimentare a base di miele e nocciole” (con le relative percentuali).
Un millefiori non è una miscela
Il termine “millefiori” (o multiflora o anche poliflora) si associa ad un ambiente multifloreale e serve a indicare il miele che deriva dall’attività naturale dalle api ma che non può essere definito uniflorale. Tale termine non può invece essere utilizzato per un miele ottenuto dalla miscelazione artificiosamente prodotta, da parte dell’uomo, di mieli unifloreali; in quest’ultimo caso, la dizione corretta da utilizzare è quella di “Miscela di mieli”. Perciò il termine “miscela…” implica l’intervento dell’uomo nel formare un prodotto finale.
E’ possibile trovare su un’etichetta una doppia denominazione botanica, per esempio “miele di castagno e tiglio”, o “miele di melo e tarassaco”: si deve obbligatoriamente trattare del prodotto di fioriture simultanee, altrimenti ricade nella denominazione “miscela”.
E’ possibile trovare su un’etichetta una doppia denominazione botanica, per esempio “miele di castagno e tiglio”, o “miele di melo e tarassaco”: si deve obbligatoriamente trattare del prodotto di fioriture simultanee, altrimenti ricade nella denominazione “miscela”.

L’informazione nutrizionale
E’ facoltativa, ma è disciplinata da un apposito decreto. I valori da dichiarare in etichetta sono valori medi, generalmente ricavati dai dati ottenibili dalla vasta bibliografia esistente sul miele (anche se è ovviamente possibile mettere dati ricavati dall’analisi effettuata sull’alimento). Un esempio di etichetta nutrizionale per 100 g di miele, può essere la seguente:
– valore energetico 320 Kcal – 1360 KJ
– proteine 0 g
– carboidrati 80 g
– grassi 0 g
Non costituisce informazione nutrizionale, è anzi espressamente proibito produrla in etichetta, l’elencazione di pretese proprietà farmacologiche o terapeutiche del miele.
– proteine 0 g
– carboidrati 80 g
– grassi 0 g
Non costituisce informazione nutrizionale, è anzi espressamente proibito produrla in etichetta, l’elencazione di pretese proprietà farmacologiche o terapeutiche del miele.
Sigillo di garanzia
Il sigillo di garanzia non deve poter essere modificato senza che la confezione sia aperta o alterata. Garantisce il consumatore ed il produttore da eventuali manipolazioni.
A chi dovrei chiedere indietro i miei soldi?
In etichetta deve comparire il nome di un soggetto che si assuma la responsabilità commerciale del prodotto. I soggetti sono tre e alternativi:
• il produttore e la sua sede
• il confezionatore e la sua sede
• il venditore e la sua sede
Bisogna far attenzione a non confondere l’indirizzo del produttore con l’origine geografica effettiva del miele (che, a parte il paese d’origine, è un’indicazione facoltativa): sono due indicazioni diverse e non necessariamente coincidono.
• il produttore e la sua sede
• il confezionatore e la sua sede
• il venditore e la sua sede
Bisogna far attenzione a non confondere l’indirizzo del produttore con l’origine geografica effettiva del miele (che, a parte il paese d’origine, è un’indicazione facoltativa): sono due indicazioni diverse e non necessariamente coincidono.
Da dove viene il miele?
E’ obbligatorio che in etichetta venga esplicitamente indicato il Paese o i Paesi d’origine in cui il miele è stato raccolto.
Esempi: “Paese di origine: Italia” oppure “Paese d’origine: Argentina”; “Paesi di origine: Italia e Romania”; “Paesi di origine: Cina e Ungheria”. Queste indicazioni sono quasi sempre riportate in caratteri piuttosto piccoli e in una zona marginale dell’etichetta (oppure nella controetichetta o nel sigillo). Vanno quindi cercate attivamente: è comunque meglio indirizzarsi verso prodotti in cui l’indicazione dell’origine geografica sia ben evidente e non equivoca.
Esempi: “Paese di origine: Italia” oppure “Paese d’origine: Argentina”; “Paesi di origine: Italia e Romania”; “Paesi di origine: Cina e Ungheria”. Queste indicazioni sono quasi sempre riportate in caratteri piuttosto piccoli e in una zona marginale dell’etichetta (oppure nella controetichetta o nel sigillo). Vanno quindi cercate attivamente: è comunque meglio indirizzarsi verso prodotti in cui l’indicazione dell’origine geografica sia ben evidente e non equivoca.

Da consumarsi preferibilmente entro…
L’indicazione sulla durabilità è obbligatoria, per il miele, ma si riferisce al cosiddetto “termine minimo di conservazione”, non alla “scadenza”, che per il miele non esiste. Il termine minimo di conservazione è la data fino alla quale il prodotto alimentare conserva le sue proprietà specifiche in adeguate condizioni di conservazione; è espresso dalla dicitura “da consumarsi preferibilmente entro…”. Per il miele tale termine non è definito e va deciso sotto la responsabilità di chi lo mette in commercio. Abitualmente, si ritiene valido per il miele un T.M.C. di 18 mesi (in questo caso va indicato con mese ed anno); alcuni però preferiscono un T.M.C. di due anni (in questo caso può essere indicato con il solo anno). Va ricordato che il miele si conserva molto a lungo. Ad accelerarne l’invecchiamento possono essere le temperature elevate e la luce diretta, ma non diventa mai nocivo per la salute, pur perdendo le caratteristiche organolettiche del prodotto fresco.
Indicazioni di conservazione
Sono indicazioni facoltative, e vale la pena di prenderle sul serio: “per mantenere questo prodotto più a lungo inalterato conservare il vasetto in luogo fresco e asciutto, al riparo dalla luce“.
“Miele bio”
L’indicazione “da agricoltura biologica” indica speciali processi di ottenimento del prodotto, basati sulla salubrità dei pascoli e su tecniche di produzione particolarmente rispettose della salubrità del prodotto, dell’ambiente e del benessere degli animali utilizzati.
Se in un vasetto di miele si nota la netta divisione del contenuto in due strati, la parte cristallina in basso e la parte liquida sopra, questa divisione non è solo un difetto estetico, ma la spia di difetti più gravi e di possibili alterazioni. All’origine della separazione di fasi ci può essere un eccesso di umidità, che può preludere alla fermentazione, ma anche una conservazione a una temperatura troppo elevata e quindi a un invecchiamento precoce. Meglio evitare di comprarlo.

Le marezzature, chiamate tecnicamente “macchie di ritrazione” sono un difetto puramente estetico, causato da un fenomeno naturale, l’evaporazione di acqua in superficie e il seccarsi dei cristalli di glucosio, che appaiono nelle striature bianche. Di un miele con marezzature si può dire che è “brutto ma buono”, nel senso che probabilmente è di produzione artigianale e ha subito il meno possibile di manipolazioni.
Miele fermentato
E’ difficile rendersi conto che un miele è fermentato senza aprire il vasetto. Se è fermentato,
aprendolo, si potrà sentire un suono come di bottiglia stappata, cogliere un odore vinoso o di aceto, e osservare la superficie del miele leggermente schiumata. Il vasetto chiuso può eventualmente rivelare una fermentazione in stato avanzato se il coperchio appare rigonfio. La fermentazione è un difetto che riguarda soprattutto le caratteristiche organolettiche, ma che non nuoce alla salute, basti pensare che per legge il miele che possiede un gusto o un odore anomali, che ha iniziato un processo di fermentazione, che è effervescente, può comunque essere destinato all’industria della pasticceria,
ma in questo caso, alla denominazione di “miele per uso industriale”, deve anche essere aggiunta la menzione di: “destinato solo alla preparazione di cibi cotti”.

