L’arrivo di questa nuova avversità per l’apicoltura italiana era solo questione di tempo. Il prof. Marco Porporato del Dipartimento di scienze agrarie, forestali e alimentari (Disafa) dell’Università degli studi di Torino ha certificato il ritrovamento di un nido di Vespa velutina Lepeletier (Hymenoptera: Vespidae: Vespinae) in località Vallecrosia (IM) il 12 luglio 2013. L’evento fa seguito alla prima segnalazione di un maschio a Loano (SV) in novembre 2012.
Vespa velutina è stata introdotta accidentalmente in Francia nel 2004 dal porto di Bordeaux, si pensa da un nido occultato in un container di vasellame cinese. In 9 anni la specie esotica ha invaso buona parte del territorio francese estendendo il suo areale su 35 dipartimenti. Già da settembre 2010 era segnalata nel dipartimento delle Alpes-Maritimes, ormai al confine con il ponente ligure. Dall’anno successivo, il 2011, era frequente avvistarla negli apiari dei dintorni di Nizza. Sulla base di modelli di idoneità ambientale la maggior parte del territorio italiano sembra essere a rischio di insediamento della specie nelle condizioni climatiche attuali (Villemant et al., 2011), ed in uno scenario di riscaldamento globale anche ampie aree dell’Europa centro-orientale diverrebbero a rischio (Barbet-Massin et al., 2013).
La specie presenta una dieta relativamente varia. Preda insetti di diverse specie, tra cui vespe, mosche e farfalle ma le api costituiscono la sua principale fonte proteica per nutrire le larve (Perrard et al., 2009), mentre il fabbisogno energetico è soddisfatto soprattutto da frutta. Le api asiatiche che costituiscono le sue prede nell’areale di origine hanno sviluppato dei moduli comportamentali idonei a contrastarla (Ken et al., 2005). Al contrario Vespa velutina può infliggere forti danni alle colonie di Apis mellifera, specialmente nel periodo tardo-estivo/autunnale, quando le colonie della Vespa raggiungono il culmine dello sviluppo e, ridottesi le altre fonti alimentari, gli alveari ne divengono la principale fonte di alimentazione. La predazione avviene normalmente di fronte al predellino di volo degli alveari, dove il calabrone asiatico resta in volo stazionario in attesa delle api. Le vittime vengono atterrate, uccise con le mandibole e solo il torace, ricco di proteine, viene trasportato nel nido. Può capitare che i calabroni tentino di introdursi dentro gli alveari. Bisogna sottolineare che la predazione ha effetti gravi principalmente a carico delle colonie deboli.
Vespa velutina è leggermente più piccola del calabrone Vespa crabro (fino a 30 mm le regine e fino a 25 mm le operaie) ed è riconoscibile per il colore molto scuro: il torace è completamente nero vellutato, così come i primi tre segmenti addominali che presentano solo una fine banda gialla. Solo il quarto segmento dell’addome è giallo-arancio. La testa e le parti prossimali degli arti sono anche neri, mentre sono giallo-arancio la faccia e le estremità degli arti.
Vespa velutina forma grandi colonie di centinaia fino a migliaia di individui su alberi alti in ambiente rurale e urbano, ma evita i boschi di conifere. Meno frequentemente può sfruttare il riparo di balconi e cornicioni ma sono molto rari i nidi nei muri o al suolo (Perrard et al., 2009).
Il monitoraggio della specie è fondamentale per il suo contrasto ed è importante che gli apicoltori sappiano riconoscere l’insetto predatore e lo segnalino alle autorità affinchè i nidi siano individuati e distrutti il più precocemente possibile. Il ritrovamento di Vallecrosia è stato possibile grazie alla sensibilizzazione degli apicoltori dell’Associazione Apiliguria che aveva organizzato uno specifico incontro informativo.
L’unità di ricerca in Apicoltura del Disafa e l’annesso Osservatorio di Apicoltura dell’Università di Torino sono da sei anni impegnati nell’attività di monitoraggio della Vespa velutina in Liguria e Piemonte e si candidano ad implementare un’ampia rete di monitoraggio finalizzata al controllo, inoltre propongono un sistema per l’individuazione rapida e sicura dei nidi in modo da consentirne la distruzione.
Per segnalazioni in merito a nuovi ritrovamenti e per conferme/verifiche di riconoscimento della specie è possibile fare riferimento a:
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Stefano Demichelis, tel. 011 670 8678,
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Aulo Manino, tel 011 670 8669,
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Marco Porporato, tel. 011 670 8584,
Per saperne di più:
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