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Sanità dell'alveare

USDA: le colonie con accesso al polline naturale hanno minori cariche di patogeni e migliore sopravvivenza invernale di quelle fornite con sostituti proteici

29 febbraio 2016

256px Canola FlowerSu Apidologie di marzo 2016 è stato pubblicato un nuovo lavoro di ricercatori dell’USDA che conferma che il polline naturale è insostituibile come frazione proteica della dieta delle api e che la sua carenza provoca alterazioni dell’immunità e maggior suscettibilità ai patogeni.

Lo studio ha confrontato il valore nutrizionale di due sostituti proteici commerciali, BeePro ® (Mann Lake) e MegaBee ® (Dadant), con il polline di cime di rapa e ha misurato gli effetti sulle cariche di patogeni e la sopravvivenza delle colonie. Le colonie in autunno sono state ubicate alternativamente nei pressi di campi di cime di rapa, fiorite dal mese di novembre (in Arizona, USA), oppure poste lontano da fioriture, provviste di trappole per il polline e nutrite con i sostituti proteici. I sostituti proteici contenevano meno proteina digeribile e la concentrazione di aminoacidi era anche più bassa rispetto al polline. L’analisi del tratto intestinale delle api ha evidenziato che due terzi della proteina del polline è stata digerita, contro un terzo di quella dei sostituti proteici. Ciononostante i titoli di proteine nell’emolinfa e la popolosità nelle colonie sopravvissute non differivano tra i trattamenti, però le colonie nutrite con i sostituti del polline hanno perso più regine e presentavano maggiori livelli di Nosema e maggiori titoli di virus della cella reale nera (BQCV). L’infezione da Nosema è risultata essere correlata con le perdite di regine e gli autori ipotizzano che ciò sia avvenuto perché il microsporidio esacerba lo stress nutrizionale e le operaie infette riducono le attività di nutrizione. Le regine morte sono state rimpiazzate, per cui la perdita di colonie, benché non sia risultata significativamente diversa tra i trattamenti, si può considerare sottostimata perché le famiglie orfane verosimilmente sarebbero decedute nel corso dell’inverno.

Essendo stato condotto lo studio in autunno e inverno la covata era naturalmente ridotta e non differiva tra i trattamenti, in gli autori citano un altro lavoro in cui i sostituti del polline (e il polline di mais puro) erano collegati con una riduzione della covata e della longevità delle api (Höcherl et al., 2012).

Secondo gli autori la produzione di alcuni peptidi antimicrobici potrebbe essere stata ostacolata dalla carenza di alcuni aminoacidi essenziali nei sostituti proteici, spiegando così le maggiori cariche di patogeni. Anche una diversa composizione della flora intestinale in seguito ai diversi regimi alimentari potrebbe influenzare l’immunità.

La conclusione degli autori è che i sostituti del polline non dovrebbero essere utilizzati per sostenere le colonie per lunghi periodi in assenza di un pascolo ricco di polline.

Riferimenti citati

DeGrandi-Hoffman, Gloria, Yanping Chen, Raul Rivera, Mark Carroll, Mona Chambers, Geoffrey Hidalgo, e Emily Watkins de Jong. 2015. «Honey Bee Colonies Provided with Natural Forage Have Lower Pathogen Loads and Higher Overwinter Survival than Those Fed Protein Supplements». Apidologie 47 (2): 186–96. doi:10.1007/s13592-015-0386-6.

Höcherl, Nicole, Reinhold Siede, Ingrid Illies, Heike Gätschenberger, e Jürgen Tautz. 2012. «Evaluation of the nutritive value of maize for honey bees». Journal of Insect Physiology 58 (2): 278–85. doi:10.1016/j.jinsphys.2011.12.001.

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