Sono stati infine pubblicati sulla rivista Apidologie (Granato et al., 2016) i risultati delle analisi genetiche effettuate sui coleotteri dei focolai calabrese e siciliano.
I ricercatori hanno analizzato la sequenza del gene della citocromo ossidasi mitocondiale I, già utilizzata in precedenti lavori che hanno ricostruito i percorsi e le tappe dell’invasione globale del piccolo coleottero dell’alveare.
La letteratura riporta che i coleotteri che hanno inizialmente invaso la costa orientale degli USA e poi si sono espansii verso il Centro America e il Canada sono stretti parenti di un ceppo originario del Sud Africa. I coleotteri Australiani sono anche geneticamente vicini a quelli del Sud Africa ma costituiscono un ramo diverso, evidenziando una seconda introduzione indipendente dal Sud Africa. Probabilmente tramite il commercio di pacchi d’ape il ceppo australiano è stato in seguito introdotto in Canada (Lounsberry et al., 2010).
Le analisi genetiche eseguite sui campioni “italiani” hanno evidenziato che i coleotteri appartengono a un ceppo distinto rispetto a quello dei coleotteri “statunitensi” e “australiani”. Le sequenze dei campioni calabresi e siciliano risultano invece molto vicine a quella di un campione proveniente dal Camerun, depositato nella banca dati GenBank.
Gli autori concludono quindi che i focolai italiani derivano da una nuova introduzione di coleotteri dall’Africa verso il focolaio primario calabrese nella piana di Gioia Tauro. Qui gli insetti hanno completato più cicli di sviluppo e da qui hanno raggiunto la Sicilia a causa dell’attività apistica. In Sicilia però dopo il ritrovamento iniziale nelle ultime due stagioni non sono più stati rinvenuti coleotteri.
In base a questi risultati risulta quindi molto probabile che i coleotteri siano giunti con delle merci nel porto di Gioia Tauro, piuttosto che con una non verosimile importazione illegale di materiale apistico dall’Africa sub-sahariana. Nel Nord Africa peraltro i coleotteri sono stati segnalati solo in Egitto, ma è probabile che la popolazione sia originata dall’importazione di api infestate dall’Etiopia ma non abbia trovato le condizioni per stabilirsi (Neumann et al., 2016).
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