Oppure la famiglia può essere forte anche prima dell’inizio del primo raccolto importante. Forte può voler dire avere (all’incirca) otto telai di covata e tutti gli altri più o meno coperti d’api, con api che vanno man mano nascendo e riempiendo lo spazio fino ad aver bisogno di nuovo spazio dove riversarsi.
Questo è il momento in cui, per decidere se mettere o no il melario, dovrei sapere con che tipo di api sto lavorando. Se so che tendono facilmente alla sciamatura, potrò indebolirle di qualche telaio di covata con api e contemporaneamente mettere il melario. Con api di questo tipo non è bene aspettare che il nido sia completo, perché rischierò che al momento di mettere il melario si stiano già predisponendo alla sciamatura; darò dunque loro una possibilità di “rincorsa”; potrò invece aspettare un po’ di più a intervenire sul nido se sono api che non fanno così facilmente celle reali, o se sono api che tendono a smantellare spontaneamente le celle reali una volta iniziato il raccolto vero e proprio. Se non sono sicuro di conoscere bene la natura delle mie api, meglio comportarsi con un criterio di precauzione, cioè come se ci fosse il rischio della sciamatura.

Se, come a volte accade, quando si ispeziona l’apiario si trovano i melari pieni solo nella parte centrale, si possono spostare i telaini pieni all’esterno e i vuoti all’interno, valutando dal ritmo del raccolto se questo espediente può bastare fino alla prossima visita in apiario, in cui si aggiungerà un nuovo melario, che altrimenti può essere aggiunto subito (in secondo piano). Aggiungendo un melario con soli fogli cerei, sarà in genere più facilmente lavorato dalle api mettendolo subito sopra il nido, sotto un melario già parzialmente pieno o pieno. Aggiungendo singoli telaini da melario con fogli cerei da costruire, sarà bene intervallarli con favi da melario già costruiti. Nello spostare la posizione dei telaini, in zone dove potrebbe essere presente Aethina Tumida, occorre rispettare la posizione originaria, conservando gli spazi creati dalle api: se per esempio le pance di due telaini rigonfi toccano,si vengono a creare degli interstizi inaccessibili alle api ma accessibili all’Aethina.
I melari, usciti dal magazzino invernale, vanno ispezionati. Melari che abbiano ospitato mieli dal forte aroma, se l’hanno conservato, è meglio che non vengano utilizzati per raccolti delicati come l’acacia. Favi che conservano tracce cristallizzate di edera, melata di larice, brugo, è meglio vengano ripuliti dalle api prima di essere usati per il raccolto, perché le tracce di questi mieli potrebbero indurre processi di cristallizzazione o intorbidare mieli delicati.
La posizione empirica di un’apicoltore di lungo corso e quella scientificamente documentata, ma non si sa quante volte ripetuta e verificata da altre ricerche, dei due ricercatori, sono difficilmente paragonabili, ma aprono un problema che varrebbe la pena di essere considerato.
Per la problematica legata all’uso dell’escludiregina vedi il capitolo: L’escludiregina
- L’ABC dell’apicoltura
- Il fabbisogno d’acqua per le api
- L’Allargamento della covata
- Allevare regine da se’
- La deriva
- Escludiregina
- Fumo, maschera, guanti
- Invernamento
- Invernamento in montagna
- Mieli uniflorali(come produrli)
- Malattie (consigli per gestirle)
- Nutrire le api
- La nutrizione proteica delle api
- La posa dei melari
- Come scegliere un posto per le api (stanziale)
- Inserire una regina
- Trovare la regina
- Riunire famiglie e sciami
- Il saccheggio
- Schedare gli alveari
- Prevenzione della sciamatura
- Spostare gli alveari a piccole distanze
- Combattere la tarma della cera