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Varata la direttiva CE sul miele

22 gennaio 2002

Il Consiglio dei ministri della U.e. ha varato, definitivamente, la nuova Direttiva sul miele. (pdf 110 kb).

Cronistoria sulla Nuova Direttiva comunitaria e l’iter per il riconoscimento di “Specialità tradizionale garantita” per il … ” miele vergine integrale”

Nel corso del 1994, in seguito ad un lungo lavoro d’elaborazione, di ricerca e di discussione nel settore apistico italiano, fu elaborato un dossier sul miele vergine integrale ai sensi del Reg. CE n. 2082.

 

Tale dossier è costituito dal disciplinare di produzione, da 11 allegati tecnici, da una relazione, da una relazione storica corredata di documentazione e bibliografia.hemicycle_ceIl dossier, corredato di domanda d’Attestazione di Specificità Alimentare fu inviato dall’Associazione per il Miele Vergine Integrale al Ministero dell’Agricoltura che lo trasmise alla Commissione in data 8 settembre 1995.Per ottenere il primo giudizio positivo da parte della Direzione Generale VI si è dovuto attendere l’inizio del 1997, con la conseguente trasmissione alla direzione Generale III, allora competente sul miele.Dopo diversi interventi del Governo italiano, la Direzione Generale III Comunitaria esprime parere favorevole alla fine d’agosto 1999, ben quattro anni dopo l’invio della richiesta da parte del ministero alla Commissione.Il Presidente Romano Prodi in una sua lettera,del 28 03 2000, ad alcuni parlamentari italiani, in cui assicurava il suo interessamento in merito alla Direttiva sul miele, affermava sulla “questione” del dossier per il Miele Vergine Integrale:”Sono lieto di informarVi che, grazie all’avvenuta trasmissione di tali informazioni, l’esame della pratica è stato portato a termine e che la relativa domanda di registrazione dovrebbe essere pubblicata nei prossimi giorni nella Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee, Serie C, per consentire eventuali dichiarazioni di opposizione come previsto dal Regolamento CEE n. 2082/92.”Il 15 maggio 2000 il testo di compromesso della nuova Direttiva comunitaria veniva approvata dal Consiglio dei Ministri della Ue; segnando un gran successo dell’Italia, e dei paesi mediterranei, con la radicale riformulazione della bozza di discussione originaria. In settembre il commissario all’agricoltura Fichler, in risposta ad un’interrogazione dell’europarlamentare Sacconi, provvedeva a raffreddare ogni speranza:
” …la domanda di registrazione del Miele Vergine Integrale sarà oggetto di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale delle Comunità Europee non appena il Consiglio, dopo il parere del Parlamento Europeo, avrà definitivamente adottato la nuova Direttiva Comunitaria sul miele.”Come ogni compromesso di mediazione, tra interessi diversi e divergenti, il testo della nuova Direttiva contiene, anche, elementi negativi quali il riconoscimento del miele “filtrato”.
Su tali elementi negativi si è sviluppato il tentativo da parte della lobby degli importatori di riaprire il dibattito per evitare che la nuova Direttiva divenisse operativa.
Gli apicoltori europei si sono mossi con l’assunto “che il meglio è nemico del bene” e sono riusciti a rigettare quest’ennesima manovra dilatoria, tesa a riaprire tutti i giochi.
Da quando sarà pubblicata sulla Gazzetta ufficiale la nuova Direttiva diverrà immediatamente operativa in ogni paese dell’Unione, consentendo però un ampio tempo per lo smaltimento delle etichette.
E’, pertanto, da mettere in conto un periodo di qualche anno prima di verificare un effetto della nuova normativa sul mercato europeo del miele.
Da subito è, invece, possibile la riapertura dell’iter per il riconoscimento del Miele Vergine Integrale.
Su questo si accentrerà l’attenzione e l’iniziativa degli apicoltori italiani e di quanti hanno a cuore la difesa della qualità e della tipicità dei prodotti alimentari italiani.

Commento del presidente di Unaapi, Francesco Panella, sulla nuova direttiva

Cultura e stili di vita alimentari sono parte di una grande battaglia.
Siamo in un epoca in cui la sovranità dei paesi, gli usi, le consuetudini le stesse differenze culturali sono messe in discussione.
L’Italia che detiene la gran parte del patrimonio artistico/culturale mondiale è pure depositaria di un’immensa fortuna fatta di tradizioni/cultura alimentare e culinaria che non è confrontabile con il capitale di conoscenze e tradizioni di alcun altro paese al mondo.
E’ una grande ricchezza, di cui non siamo e non saremo mai sufficientemente consapevoli.
La storia, la cultura da cui proveniamo ha quale elemento costante e ricorrente la capacità dell’uomo di trasformare e valorizzare gli elementi della natura e quali simbolici riferimenti ed elementi distintivi: pane, olio e vino.
In cento chilometri della nostra penisola si incontrano tali e tante tradizioni, specialità, leccornie e consuetudini alimentari come non si trovano in diecimila chilometri negli altri paesi e continenti.
Questa immensa ricchezza è oggi in grave pericolo, l’omologazione mondiale sembra sempre più ispirata all’incontrastato potere d’operare senza alcuna norma, vincolo e restrizione dei grandi gruppi economici multinazionali.
L’omologazione, anche quella alimentare, è un rischio alle porte.
I nostri prodotti tipici stanno pagando dazio, pesante dazio di milioni di dollari, perché pretendiamo che sia dimostrato scientificamente che gli ormoni per produrre carni e latte non arrecano alcun danno alla salute dei consumatori.
Il criterio sancito dal libero commercio mondiale è specularmente opposto: libera vendita di carni e latte agli ormoni, di cibi transgenetici fino a quando non sarà più che dimostrata e ridimostrata la dannosità per il consumatore e per l’ambiente. Chi non accetta tale legge viene fatto inginocchiare con la forza delle sanzioni economiche.
Il gioco è pesante e mette in discussione è la stessa sovranità dei cittadini e degli stati.
Nella costruzione di un mondo del libero scambio, della solidarietà, dello sviluppo dobbiamo, possiamo batterci per preservare quale essenziale requisito il diritto alla specificità della propria storia e cultura, il diritto alla sicurezza alimentare, il diritto all’informazione del consumatore, il diritto alla scelta degli individui, il diritto a differenziare la qualità ed in definitiva il diritto alla sovranità alimentare.
Il miele, il miele di qualità, è parte integrante ed emblematica di questo patrimonio unico al mondo.
Non a caso si vuol svilire ed infangare il miele e ridurlo al pari di una miscela di zuccheri industriali.
Nella nostra battaglia abbiamo ottenuto un primo enorme risultato.
Il disegno della DG III comunitaria e della lobby tedesca che tradizionalmente è interessata all’importazione di miele che voleva incassare la nuova direttiva di sotterfugio ha trovato sulla sua strada la nostra decisa e decisiva reazione.
L’Italia è insorta: ambientalisti con in testa Lega Ambiente, confederazioni agricole, mondo dell’informazione, cultori del gusto e delle tradizioni sono stati, con gli apicoltori, protagonisti di una grande e vasta battaglia e di un’ampia iniziativa.Il testo di norma comunitaria, cui si è pervenuti, ribalta radicalmente quello di partenza ed apre i primi spazi per una valorizzazione della qualità anche per il miele.
Entro breve tempo, nel mercato comunitario, dati quali: paese di produzione, periodo di consumo preferenziale ed altri elementi qualitativi saranno fattori d’informazione al consumatore così come saranno adeguatamente dequalificanti il concetto di “miscele” e quello di “miele per l’industria”. La norma di base stabilisce, finalmente, che il miele è, solo, quello prodotto dalle api e dalla sapienza degli uomini che le accudiscono.
La sfida, ambiziosa, dell’apicoltura italiana è, ora, quella, di consentire di distinguere, proporre, ed affermare il miele fresco di qualità superiore così come si è definito in Italia, e solo in Italia: il Miele Vergine Integrale.
I dossier per il riconoscimento di questa Specialità Tradizionale Garantita potrà, finalmente, essere valutato.
Siamo fiduciosi: così come abbiamo vinto la battaglia per la definizione dei requisiti minimi del miele speriamo di poter ottenere, anche per il miele, il diritto alla civiltà; per difendere e proporre nel mondo la civiltà del pane, dell’olio, del vino e del miele. Francesco Panella, Novi Ligure, 2 gennaio 2002{jcomments on}

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