Due giorni intensi, molti contributi: il resoconto sintetico degli elementi salienti dell’incontro di Rimini 2001
Anche quest’anno si è svolta a Rimini, il 12 e 13 dicembre, la consueta riunione del gruppo di lavoro della Commissione Sanitaria…
…dell’U.N.A.API.: tecnici, ricercatori e apicoltori da molte regioni italiane hanno portato i risultati delle prove svolte nel corso della stagione. Rispetto agli ultimi anni è da rimarcare una costante crescita dei partecipanti ed un innalzamento della qualità degli apporti da parte delle varie realtà. L’utilizzo di comuni protocolli e metodologie sta diventando un elemento consolidato che rende possibile confrontare le esperienze e contribuisce, decisamente, al più fruttuoso andamento dei lavori. Sono state due giornate intense: in primo piano, come sempre, la varroa, ma molto interesse ha suscitato, anche, il nosema. Di seguito, in estrema sintesi, quanto è emerso dall’incontro.
Il punto della situazione su varroa, peste ed avvelenamenti
Il tasso di infestazione da varroa è stato, nel corso del 2001, molto variabile da zona a zona, anche nell’ambito della stessa provincia. Le cadute di varroe sui fondi, in seguito ai trattamenti, sono state da poche decine a diverse migliaia. Tutto porta a pensare che ancora molto dobbiamo capire su questo parassita. Sembra, infatti, molto difficile determinare il numero degli acari presenti e, conseguentemente, il livello di rischio di collasso degli apiari. Riguardo ai trattamenti, se da una parte è molto diffuso l’uso di ApiLife Var e altri prodotti a base di timolo, dall’altra sono utilizzati acaricidi tradizionali ammessi e non, tra cui anche il fluvalinate, nonostante i grossi problema di resistenza che aveva dato e che lo avevano messo fuori gioco. Una segnalazione di inefficacia dell’ApiLifeVar particolarmente preoccupante proviene dalla provincia di Como. In questa zona la messa a punto di tempistica e metodologia di lotta a base di timolo é infatti un patrimonio collettivo condiviso da molte aziende apistiche. Utilizzando prodotti “dolci” (timolo ed acido ossalico) il livello di efficacia non raggiunge quasi mai percentuali vicine al 100%. E’, quindi, sufficiente qualora una delle somministrazioni capitali (tampone estivo e trattamento invernale) non sia effettuata nelle condizioni ottimali, avere incrementi di varroa con danni consistenti anche a distanza di molto tempo.Questo spiegherebbe i problemi verificatisi in alcune zone ed aziende nel corso del 2001. Abbastanza diffusi, con un’impressione d’incremento, anche le percentuali di peste conclamata, specialmente in quelle zone dove l’uso di antibiotici è “tradizione” diffusa. Avvelenamenti da fitofarmaci sono in grave incremento soprattutto laddove gli agricoltori hanno effettuato trattamenti sulla vite contro Scaphoideus titanus vettore della Flavescenza dorata e contro la metcalpha.
ApiLifeVar
In seguito alle lamentele espresse lo scorso anno da molti apicoltori sull’efficacia del prodotto, l’ApiLife Var è stato testato allo scopo di verificare da una parte la corrispondenza di quanto evidenziato in etichetta, dall’altra il grado di efficacia sugli alveari. La prova del peso delle tavolette ha portato a concludere che il 69% delle stesse rientra nei limiti. Il 31% rimanente era comunque di peso vicino alla media e, in ogni caso, mai inferiore a quanto indicato dalla casa produttrice. È comunque evidente che molta importanza assume la conservazione del prodotto: pur essendo le buste sigillate, una cattiva conservazione del prodotto (al caldo ed in posizione rovesciata) rischia, probabilmente, di comportare delle modifiche alla concentrazione delle tavolette.
Prove di efficacia sono state condotte in diverse provincie (Aosta, Pavia, Asti, Teramo) ed hanno portato a risultati non totalmente concordi ma con un quadro d’insieme positivo. Nelle prove effettuate dall’Assessorato agricoltura della Valle d’Aosta l’efficacia media registrata è stata dell’81%; in Lombardia (Apilombardia) e in Abruzzo (Ist. Zooprofilattico dell’Abruzzo e Molise) dell’88%; in Piemonte (Aspromiele) del 90%. Sembra confermato in tutti i casi che l’azione del timolo si esplica soprattutto dal secondo trattamento e che l’aspecificità del timolo e l’influenza di molti fattori ambientali (temperature, forza della famiglia, ecc.) portano a risultati molto variabili con gap percentuali anche di 38 punti.
Apiguard
Vita Europe dovrebbe, finalmente, riuscire a portare sul mercato italiano l’Apiguard, acaricida a base di timolo in gel. Quest’anno la ditta ha messo a disposizione i primi campioni di prodotto. Come per ApiLife Var, l’efficacia si è dimostrata variabile ma comunque sufficiente. In Lombardia (Apilombardia) la caduta media è stata del 72%, in Piemonte (Aspromiele) dell’89%, in Abruzzo (Istituto Zooprofilattico dell’Abruzzo e Molise) del 92%. Anche in questo caso, purtroppo, la variabilità delle condizioni ambientali ha dato differenze tra gli alveari di 37 punti percentuali. Le prove sono state effettuate con due soli trattamenti spalmando il prodotto sopra i favi del nido, a distanza di una settimana, secondo le indicazioni della casa produttrice. È probabile che un terzo trattamento possa portare a risultati migliori. Determinante sarà il costo del prodotto che in ogni caso si pone tra i prodotti utilizzabili per l’apicoltura biologica.
Acido ossalico
Da tempo, si dibatte e si cerca la migliore formula di acido ossalico per il trattamento autunnale contro la varroa. È nota l’ipotesi per cui la tossicità dell’acido sulle api possa risultare connessa alla presenza dello zucchero nella soluzione. Sono state effettuate delle prove dai tecnici di Apilombardia, Aspromiele e dell’Assessorato Agricoltura della Valle d’Aosta per verificare la differenza di efficacia tra la soluzione 100:1000:1000 (100 g acido ossalico, 1000 g zucchero, 1 l acqua) e la soluzione 80:400:1000 (80 g acido ossalico, 400 g zucchero, 1 l acqua). I risultati sono contrastanti: con la prima soluzione c’è stata un’efficacia dell’81% in Lombardia, del 93% in Piemonte e del 96% in Valle d’Aosta; la seconda soluzione ha dato risultati dell’87% in Lombardia, dell’82% in Piemonte e del 92% in Valle d’Aosta. Notevole interesse ha sollevato la nuova modalità di somministrazione per evaporazione a caldo (in particolare per l’asserita atossicità per le api e quindi ripetibilità della somministrazione) su cui si impegneranno le prove di campo nel prossimo autunno. Quest’anno l’arrivo dello specifico attrezzo non ha consentito l’effettuazione di prove su vasta scala.
Apedin Vapor
Questo preparato, estratto in alcool di acetosella, echinacea, tuja e spirea, è stato testato dall’Associazione Produttori Apistici di Padova. I risultati, che hanno una valenza preliminare, sono stati molto variabili, con valori percentuali dal 32 al 93. Una forchetta di efficacia veramente inaccettabile. Si può pensare che Apedin Vapor possa rappresentare un discreto trattamento tampone del tampone. Condivisa da quanti l’hanno provato l’impressione di un buon apporto di “tonicità” alle famiglie. Tuttavia, oltre alla necessità di effettuare ulteriori sperimentazioni per trovare il momento e la modalità ottimale di somministrazione, è stata rimarcata una valutazione di costi/benefici a fronte del prezzo del prodotto.
Ipereat
Le prove sono state condotte dall’Ist. Zooprofilattico delle Tre Venezie come preliminari di ulteriori sperimentazioni che si svolgeranno il prossimo anno. Il lavoro si è svolto in autunno con lo scopo del confronto con il tradizionale intervento a base di acido ossalico. I primi risultati mostrano come i due trattamenti siano pressoché intercambiabili con differenze non significative: 92% dell’ipereat contro il 90% dell’acido ossalico. Al momento non sono state presentate differenze significative in merito alla tossicità per le api. Una valutazione sulla scarsa competitività, per il costo della somministrazione, rispetto all’acido ossalico tal quale, è stata condivisa dai partecipanti. L’Istituto intende proseguire le prove, anche in periodi con presenza di covata.
Nosema
La nosemiasi è una patologia dell’alveare più presente di quanto generalmente si ritenga. Il monitoraggio effettuato dai tecnici di Aspromiele ha reso evidente come una certa quantità di spore sia spesso presente negli alveari durante tutto l’anno, anche senza manifestazioni della malattia. I momenti di maggiore presenza di spore corrispondono ai mesi di marzo e di ottobre. La Commissione Sanitaria sta valutando l’opportunità di effettuare una sperimentazione su larga scala nella prossima stagione apistica.
Considerazioni
La Commissione Sanitaria dell’U.N.A.API. da diversi anni svolge una funzione importante di ricerca, di individuazione di priorità e di criteri di indicazione per la lotta alle patologie. Le associazioni vi svolgono un ruolo fondamentale accanto all’Istituto Nazionale di Apicoltura e agli Istituti Zooprofilattici. Ci rammarichiamo del fatto che le associazioni attive siano sempre le stesse, limitate come numero e come aree geografiche; auspichiamo che nel prossimo futuro, nuovi soggetti e nuovi contributi possano arricchire, ulteriormente, questa difficile sfida per la costruzione di una modalità di lotta ottimale e collettiva. Il gruppo di lavoro potrà avvalersi da quest’anno di uno specifico momento di comunicazione e dibattito con uno specifico forum chiuso nell’ambito del sito web dell’UNAAPI: www.mieliditalia.it
Ringraziamenti
Lo sforzo di quanti coinvolti nella Commissione ha migliorato, decisamente, negli anni la qualità e la capacità delle indicazioni della Commissione Sanitaria. Quanti hanno partecipato ai lavori della Commissione Sanitaria, spesso a titolo gratuito, meritano il ringraziamento pieno da parte degli apicoltori italiani.
Barbara Leida
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