28 luglio 2018
L’assemblea Aapi di fine luglio a Modena, grazie alla presenza congiunta di produttori da tutta Italia, rappresenta ormai da anni un appuntamento utile e immancabile per avere una prima stima sulle produzioni di miele italiano
Produzioni
Falsa partenza
Prima di affrontare il tema produzioni è doveroso sottolineare come l’innalzamento delle temperature a febbraio e il successivo crollo termico nel mese di marzo abbiano fatto registrare mortalità elevate e famiglie nel complesso piccole e debilitate a inizio primavera. Questa situazione non è omogenea in tutta Italia e si è concentrata prevalentemente nel centro nord dove le perturbazioni di marzo (Burian) hanno colpito con più violenza e le produzioni 2017 sono state più scarse. Da registrare inoltre forti spopolamenti nel nord est nel mese di aprile probabilmente collegati ad impiego di pesticidi in agricoltura.
Produzioni primaverili
Nel nord Italia le produzioni primaverili sono state appena sufficienti per far crescere le colonie in vista dell’acacia, è stata un’occasione persa considerando che la fioritura di tarassaco è stata molto imponente. Ben pochi nel nord Italia hanno prodotto tarassaco e mai sopra una media di 5Kg ad alveare. Zero le produzioni nel centro Italia, con l’erica danneggiata dai ritorni di freddo in Toscana. Produzioni di miele primaverili appena soddisfacenti si registrano solo in Puglia con 7-8kg di media (millefiori a prevalenza di ciliegio).
Agrumi
Calabria: 11-12kg di media ad alveare, questa produzione è stata l’unica degna di nota di tutta la stagione. Sardegna: produzione rasente lo 0 a causa del ritorno di freddo. Sicilia: situazione analoga alla Sardegna. Campania: non è stato prodotto miele di agrumi. Basilicata: 0-5 kg di media. Puglia: unica regione con produzioni discrete, le medie si aggirano sui 20-25kg ma solo in zone marginali e con le famiglie forti che hanno potuto sfruttare una fioritura molto breve (circa 5 giorni).
Commento: produzione di agrumi azzerata, in netta contrapposizione rispetto al 2017.
Acacia
Calabria: massime produttive di 5kg ad arnia. Basilicata: massime produttive sui 10-15kg ad arnia, medie non superiori a 4-5kg. Toscana: buone produzioni negli areali vocati con medie anche di 20-25kg. E’ bene precisare tuttavia che, rispetto al 2017, le colonie in forze per raggiungere queste medie erano molte meno. Emilia Romagna: 5-7 kg di media in pianura e collina, produzioni maggiori nelle zone più vocate nell’Appennino. Liguria: medie sui 15-20 kg in val di Vara. Friuli: rese di un melario e mezzo. Veneto: 10-20 kg in collina con rese maggiori spostando in quota (25kg). Lombardia: l’acacia precoce di pianura (milanese) ha reso 10-15kg ad alveare, meno in provincia di Pavia. Comasco, Varesotto (in quota) e lecchese 20-25 kg di media. 2 melari e mezzo in Valtellina. Piemonte Come per le altre regioni del nord rese maggiori in quota e meno famiglie in produzione rispetto al 2017. Province di Asti e Cuneo 15-20kg. Torinese 20-25kg. Alessandria 12-20Kg
Commento: a seguito di plurime stagioni terribili nel Piemonte occidentale, la notizia del 2018 è che l’acacia si può ancora produrre in Italia. Nonostante le famiglie debilitate dallo svernamento e il meteo non sempre favorevole le produzioni sono state discrete (sufficienti se si tiene presente il minor numero di famiglie portato in produzione). Nel complesso meglio le rese in quota, forse per le fioriture più tardive che hanno permesso alle famiglie di svilupparsi. Siamo lontani dalle produzioni del 2005 ma, considerate le ultime stagioni, possiamo guardare al futuro con un po’ più di ottimismo.
Sulla
Sardegna, Calabria e Campania rese vicino allo 0 nonostante le apparenti buone condizioni meteo e la fioritura fosse spesso imponente. Sicilia: 10kg di media nelle zone vocate con punte di 15kg. Abruzzo: nonostante una lunga fioritura prolungata per più di un mese non si registrano produzioni medie superiori agli 8kg. Lazio e Toscana: rese vicino allo zero e monoflora macchiato da altri nettari
Castagno
Calabria: medie sul mezzo melario. Campania e Basilicata: 5kg di media. Toscana: 10-15kg e spesso “addolcito” da altre fioriture, meglio nel Casentino. Emilia Romagna: mezzo melario nel modenese. Liguria: 10-20kg ma produzioni sporcate dal tiglio. Piemonte: nonostante le condizioni meteo favorevoli le medie produttive sono inferiori al melario. Lombardia: medie di 10-15kg.
Commento: in seguito alla lotta biologica al cinipide le rese di miele di castagno erano tornate soddisfacenti negli ultimi due anni. Il 2018 smentisce quindi l’ultimo trend positivo con una fioritura del castagno breve e con anche basse rese di polline.
Tiglio
Lombardia: ottime produzioni nel comasco 30-35kg e in Valtellina. Piemonte: si va dai 10kg di media in Valsesia fino a 25 kg in quota. Emilia Romagna: il tiglio cittadino oscilla su medie tra i 10 e i 20 kg. Non mancano produzioni azzerate per sistematica capitozzatura delle alberature attuata da diversi comuni, in particolare nel piacentino. Toscana: 15-20 kg nella provincia di Firenze e Prato.
Altri monoflora
Girasole: 10kg di media in pianura padana. Un melario nelle Marche. In Emilia Romagna nel modenese 6-7kg di media.
Eucalipto: un melario di media in Sardegna, 5-7kg in Puglia con picco medio di 10kg nella piana di san Giuliano. Produzioni rasenti lo 0 nelle altre regioni.
Erba medica: produzione ancora in corso, in Emilia Romagna si raggiunti già due melari nelle zone in cui la medica non è stata sfalciata.
Rododendro: 5-10kg di media nelle zone vocate in Lombardia, nelle Alpi piemontesi sono stati raggiunti i 2 melari.
Melata: attualmente in corso, al momento si registrano buone rese di melata di abete nell’Appennino Toscano.
Ailanto: da segnalare ottime medie in alcune zone della Puglia.
Coriandolo: 10kg di media in Puglia e Abruzzo
Millefiori post acacia: in Lombardia medie sui 15kg. Toscana: 20-25kg nel senese e in maremma. Lazio: si sono raggiunti i tre melari di media. Campania: produzioni discrete da giugno.
Produzioni estere
Bulgaria: buone produzioni di acacia e millefiori, male il tiglio.
Romania: ottime produzioni di acacia, anche qualitativamente, bene anche il millefiori, discreto il tiglio. La colza Rumena presenta residui di thiacloprid. Importanti apicidi da insetticidi su girasole.
Ungheria: 30% in meno di produzione di acacia rispetto al 2017 ma miele qualitativamente migliore. Spopolamenti sul girasole come in Romania.
Serbia: prodotti buoni quantitativi di acacia.
L’Ucraina, a causa dell’attuale situazione politica, ha interrotto la rotta commerciale verso la Russia suo principale acquirente di miele. Questo fenomeno ha portato l’Ucraina a cercare nuovi partner commerciali in Europa immettendo nel 2018 sul mercato miele invenduto del 2017 ad un prezzo vicino alle quotazioni di miele cinese.
Produzioni
Falsa partenza
Prima di affrontare il tema produzioni è doveroso sottolineare come l’innalzamento delle temperature a febbraio e il successivo crollo termico nel mese di marzo, abbiano fatto registrare mortalità elevate e famiglie nel complesso piccole e debilitate ad inizio primavera.
Questa situazione non è omogenea in tutta Italia e si è concentrata prevalentemente nel centro nord dove le perturbazioni di marzo (Burian) hanno colpito con più violenza e le produzioni 2017 sono state più scarse.
Da registrare inoltre forti spopolamenti nel nord est nel mese di aprile probabilmente collegati ad impiego di pesticidi in agricoltura.
Produzioni primaverili
Nel nord Italia le produzioni primaverili sono state appena sufficienti per far crescere le colonie in vista dell’acacia, è stata un’occasione persa considerando che la fioritura di tarassaco è stata molto imponente.
Ben pochi nel nord Italia hanno prodotto tarassaco e mai sopra una media di 5Kg ad alveare.
Zero le produzioni nel centro Italia, con l’erica danneggiata dai ritorni di freddo in Toscana.
Produzioni di miele primaverili appena soddisfacenti si registrano solo in Puglia con 7-8kg di media (millefiori a prevalenza di ciliegio).
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