Essa è il prodotto di una secrezione delle ghiandole ipofaringee e mandibolari delle api nutrici, quelle cioè che, nel succedersi determinato dall’età delle funzioni dell’alveare, hanno tra i 4 e i 15 giorni di vita. La pappa reale deriva dalla trasformazione del polline, che costituisce il principale alimento proteico delle api, e dunque destinato principalmente a crescere e mantenere le strutture del corpo; a differenza del polline, che è una struttura biologica quasi completamente di origine vegetale (eccetto alcune sostanze aggiunte dalle api per appallottolarlo e conservarlo), la pappa reale è totalmente di elaborazione animale. Essa viene utilizzata subito dopo la secrezione, non viene immagazzinata come il polline e il miele.
Costituisce il nutrimento esclusivo di tutte le larve di api dalla schiusa al terzo giorno di vita, nonché di quelle larve destinate a svilupparsi in regine fino al loro quinto giorno di vita larvale (il momento in cui la cella viene opercolata e lo sviluppo avviene come in un bozzolo); e infine dell’ape regina per tutta la durata della sua vita. E’ questo nutrimento a far sì che la regina, nata da un uovo identico a quello di un’ape operaia, diventi in meno giorni due volte più grossa e pesante. Che la sua larva riesca ad aumentare di circa duemila volte in cinque giorni il suo peso. Ed anche che una regina possa avere una durata di vita che può arrivare fino a cinque anni, mentre un’operaia vive intorno ai 45 giorni; e infine, che essa sia in grado di deporre fino a 2000 uova al giorno per alcuni anni.
Questi dati, che sono assodati a livello della vita dell’alveare, vengono spesso utilizzati per cantare le lodi della pappa reale, estrapolandoli sull’uomo. In realtà, anche se la pappa reale resta una miscela unica per ricchezza di sostanze attive, il corpo umano e l’organismo alveare sono sottoposti a regole diverse: questa crescita rapida e veloce è comune a molti altri insetti, e così il meccanismo che regola la longevità degli insetti è diverso da quello che regola la vita dei mammiferi.
Un po’ di storia
Fu il naturalista ed entomologo olandese Jan Swammerdam (1637-1680) a descrivere per primo quel residuo di nutrimento che è rintracciabile all’interno di una cella reale dopo lo sfarfallamento della regina. Lo scienziato francese René Antoine de Réaumur (1683-1757) utilizzò il termine bouillie (pappa) e gelée (gelatina) per denominare il cibo della regina e delle larve di api operaie, in cui disse di riconoscere “un sapore leggermente zuccherino misto all’agro del pepe”.
L’uso della pappa reale in funzione della salute venne indagato a partire dagli anni ’60, con lo sviluppo della cosiddetta “Apiterapia”. Il Giappone si rivelò presto la nazione più propensa al suo consumo e nel 1986 vi sono stati pubblicati, tra i primi, gli standard di qualità per uso medicinale e quelli di composizione per l’uso alimentare. Negli anni ‘80 in Italia si è cominciato a dedicare una maggiore attenzione agli aspetti produttivi e alla produzione di pappa reale di origine italiana di fronte alla saturazione del mercato di pappa reale di produzione cinese. Contemporaneamente, proprio in Cina si è cominciato a sviluppare un grosso interesse sia sulla selezione di ceppi di api più idonee alla produzione di grosse quantità di pappa reale, sia sul miglioramento degli espedienti tecnici e delle modalità di gestione degli alveari. Il nuovo impulso che ha preso vita tra gli apicoltori italiani alla fine degli anni ‘90 ha avuto come ispirazione proprio le esperienze cinesi. Il rinnovo dei metodi di produzione va di pari passo con un lavoro di laboratorio volto alla caratterizzazione della pappa reale fresca e italiana.
La pappa reale si produce utilizzando e orientando ai propri fini i naturali meccanismi biologici dell’alveare. La quantità di pappa reale che le api producono ordinariamente, per nutrire la regina e le larve fino a tre giorni di età, è in realtà molto piccola. Ma c’è un periodo speciale in cui ne producono invece in grande quantità: quello primaverile della “sciamatura”, la modalità con cui le famiglie d’api si riproducono. La vecchia ape regina si prepara a sciamare dall’alveare con una parte delle api, nel momento in cui esso ha raggiunto un livello ormai traboccante del suo sviluppo, mentre le api, che in questo “troppo pieno” non riescono più ad avvertire tramite i feromoni la sua presenza, allevano tutta una serie di nuove regine. A questo scopo costruiscono un gran numero di celle rotonde destinate alle larve reali riempiendole di questo ricco nutrimento.
L’allevamento volto alla produzione di pappa reale non fa che imitare ad arte questa situazione primaverile: si preparano alveari senza regina e pieni d’api e di covata nascente, con un grande afflusso, come a primavera, di nettare e polline (che l’apicoltore può somministrare direttamente se in quel momento mancasse in natura). Si inseriscono delle stecche di legno contenenti cupolini che imitano la forma che hanno le celle reali all’inizio. In ognuno di questi cupolini viene “innestata” una larva d’ape, prelevata da una cella di operaia, dell’età di due giorni: è solo al terzo giorno infatti che una larva si trova a un bivio e ha un percorso diverso a seconda che diventi regina oppure operaia. A questo punto le api, cui manca una regina, allevano seguendo un meccanismo biologico ineludibile tutte le sostitute inserite ad arte, producendo così grosse quantità di pappa reale. Si verifica però, dopo circa 72 ore, una fase in cui la pappa reale è al suo massimo, dopodiché la larva reale comincerebbe a inglobarla ingrossando a sue spese; ed è proprio allora che l’apicoltore toglie le celle artificiali inserite, e, mettendo da parte le larve, raccoglie la pappa reale.
Cosa contiene
I principali costituenti della pappa reale fresca sono acqua (57-70%), proteine (14-15%), zuccheri (12-13%), lipidi (3-4%) e minerali (2%). Delle sostanze proteiche, gran parte sono aminoacidi, di cui gli otto considerati indispensabili all’organismo umano (isoleucina, leucina, lisina, metionina, fenilanina, treonina, triptofano e valina). Gli zuccheri sono costituiti principalmente da glucosio e fruttosio, e, in misura minore, da maltosio, tralosio, melibiosio, erlosio e ribosio. I lipidi sono per lo più costituiti da acidi grassi, i cui più rilevanti sono l’acido cheto-trans-decendioico e l’acido idrossi-trans-decendioico. Tra i minerali, in ordine decrescente di concentrazione, sono presenti potassio (nettamente prevalente), calcio, sodio, zinco, ferro, rame e manganese. Tra le vitamine, particolarmente abbondanti sono quelle del gruppo B, in particolare l’acido pantotenico (vitamina B5). E’ presente anche acetilcolina, un neurotrasmettitore e vasodilatatore, oltre che fattore antibatterico e antibiotico. In letteratura si parla spesso di una frazione ancora sconosciuta della pappa reale, la cui composizione contiene, in conclusione, un notevole numero di elementi indispensabili alla vita dell’uomo in una prodigiosa sinergia che sarebbe impossibile da realizzare in laboratorio.
Mentre dalla maggior parte degli autori viene sottolineata la sostanziale innocuità del prodotto, i benefici della pappa reale sono in primo luogo nutritivi, energetici e metabolici. La pappa reale viene consigliata:
– per sostenere il corpo durante i cambi stagionali
– in periodi di stress e di sforzo lavorativo, incluso lo sforzo mentale
– in casi di depressione (in questi casi possono giocare una ruolo particolare l’acetilcolina e le vitamine del gruppo B)
– durante le convalescenze o in occasione di periodi di ospedalizzazione
– come stimolante dell’appetito
– come immunostimolante
– come tonico
– come stimolante del metabolismo
– per bambini prematuri o con deficienze nutrizionali e pazienti anziani
Può dare allergie? Ci sono controindicazioni?
Un classico libretto divulgativo del dr. Yves Donadieu del 1981 nega che esistano controindicazioni, incompatibilità con altre terapie o che inconvenienti si siano mai verificati. Ma in letteratura sono segnalati successivamente sporadici casi, tra cui uno di anafilassi (Roger A, e altri, Barcellona, 1995). Casi di gastroenterite eosinofilica (Yonei e altri, 1994), di colite emorragica (Murakami e altri, 2008), di dermatosi da contatto (Takahashi e altri, 1985), e di allergia (Susumu, 2011) sono stati segnalati in Giappone. Inoltre casi di asma (Leung e altri, Australia, 1993), broncospasmi (Laporte e altri, Spagna, 1995), persino un caso di asma con esito letale (Bullock e altri, Australia, 1995). Dunque, nonostante si tratti di casi estremamente sporadici, occorre ricordare che i prodotti dell’alveare possono presentare controindicazioni per persone che soffrono di allergie gravi al polline o soffrano di ipersensibilità ai prodotti stessi. La ricchezza di proteine della pappa reale costituisce per altro verso un potenziale allergenico.
Studi
Numerosi ricerche continuano a indagare l’uso della pappa reale in ambito cardiologico, gastroenterologico, ginecologico e urologico, neuropsichiatrico, dermatologico, oftalmico, stomatologico, pediatrico, gerontologico.
Bibliografia essenziale in italiano
Umberto Nardi: Apiterapia, ed. Aporie, 1992
Cristina Mateescu: Apiterapia, ed. M.I.R. 2008
Theodore Cherbuliez: Curarsi con tutti i prodotti delle api, ed RED/Studio redazionale, 2006
Ormai introvabili, ma forse ancora reperibili in qualche biblioteca, il classico di Yves Donadieu: Pappa Reale, Maloine editore, Parigi, 1981, e Gianni Proserpio: L’ape cosmetica, edizioni Erboristeria Domani 1981, che fornisce un approccio critico e disincantato.