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Mieli agli antibiotici?

(5 luglio 2009)

Nelle scorse settimane i mezzi di comunicazione hanno dato, con rilievo, notizia di una vasta operazione di controllo sulla qualità del miele, partita dalla Procura di Torino, e svolta dai Nas di Livorno in tutt’Italia.

Rispetto alla pratica “sanitaria” di somministrazione di antibiotici, legalmente praticata in molti e importanti paesi produttori di miele extracomunitari (U.S.A., Canada, America Latina, Cina ecc.), l’U.N.A.API. ha assunto da tempo una posizione chiara, forte e senza equivoci di sorta.

L’indicazione vincolante agli apicoltori italiani è per l’adozione di pratiche di conduzione delle api che…

 

…escludono gli antibiotici e sono, nel contempo, efficaci e rispettose dei prodotti apistici. Tale scelta ha contribuito a orientare e influenzare gran parte degli apicoltori italiani. Vedi gli accesi dibattiti e prese di posizione, avversi anche al parere di alcuni autorevoli pubblici responsabili sanitari, quali ad esempio la recente mozione approvata all’unanimità in un affollatissimo convegno apistico in Emilia.

Abbiamo quindi ritenuto opportuno attendere nella speranza fossero fornite informazioni più precise sull’inchiesta in corso.
In proposito il vice presidente di U.N.A.API., Andrea Terreni ha inviato una lettera al dottor. Guariniello.

Non avendo però avuto modo di avere altre informazioni, da quanto comunicato desumiamo che:

  1. su 671 campioni di miele fatti esaminare, venti sono risultati fuori norma per antibiotici e HMF (una sostanza naturalmente prodotta dal miele che ne indica il riscaldamento o l’invecchiamento).
  2. I “produttori” sono stati individuati in Sardegna, nel Lazio, in Umbria, nelle province di Treviso, Udine, Padova, Varese, Brescia, Alessandria e Torino.
  3. Le analisi dei campioni, prelevati dai Nas, sono state svolte con la collaborazione degli istituti Zooprofilattici di diverse località.

In merito riteniamo possa essere utile esprimere pubblicamente alcune osservazioni e quesiti.
E’ assai importante il numero di prelievi effettuati e ci sembra di un certo interesse rilevare che quelli risultati non conformi sono pari a meno del 3%, anni or sono la percentuale sarebbe stata ben più elevata.

Le sostanze estranee residuali ricercate dai laboratori sono infinitesimali Le analisi danno quindi luogo, a volte, a esiti “falsi positivi”, che non sono confermati in fase di revisione d’analisi.

  • I quesiti che ci poniamo sono quindi:
  • I prelievi sono stati eseguiti presso apicoltori italiani (“produttori”) o sul mercato?
  • Di che origine geografica, dichiarata ed effettiva, sono i mieli analizzati?
  • Sono state riscontrate altre irregolarità, (origine, etichettatura, peso ecc…)?
  • Quanti sono i mieli con elevato HMF e quanti quelli contaminati da antibiotici e sulfamidici?
  • L’esito analitico è certo o soggetto a revisione?
  • Questa percentuale di mieli non conformi è analoga, superiore, inferiore rispetto a quella riscontrata in altre derrate alimentari e/o in precedenza nei mieli (vedi Piano Nazionale Residui)?

La risposta a questi quesiti potrebbe essere utile per orientare l’attenzione e la scelta dei consumatori e per incentivare quanti, come la “rete” dell’U.N.A.API. e gran parte degli operatori della filiera del miele in Italia, da anni si battono, con crescente successo e risultati confermati anche da questa inchiesta, per garantire la proposta sul mercato di mieli e prodotti apistici rispondenti ai migliori livelli qualitativi ed esenti da qualsivoglia contaminazione.

Francesco Panella
Novi Ligure 5 luglio 2009

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