L’Apistan (tau-fluvalinate), intervenendo su processi biochimici non ancora determinati, risulta aumentare la diffusione del virus delle ali deformi (DWV) negli alveari trattati. Il fenomeno, messo in luce da un lavoro svedese pubblicato su Applied and Environmental Microbiology, può avere implicazioni sulla sopravvivenza invernale delle colonie poiché la circolazione virale si riduce solo con la nascita di api nuove non infette.
Lo studio è stato basato sulla misurazione del livello di infezione delle larve e degli adulti in colonie trattate e non con tau-fluvalinate.
Il virus delle ali deformi costituisce una delle principali cause di mortalità invernale degli alveari ed è trasmesso dalla varroa. Gli autori si attendevano perciò in conseguenza del trattamento con tau-fluvalinate un calo del titolo virale. Sorprendentemente invece nelle colonie trattate la circolazione virale è aumentata marcatamente a partire dall’inserimento delle strisce di Apistan ed è rimasta superiore rispetto alle colonie di controllo fino al termine del trattamento. Solo alla rimozione delle strisce dopo 45 giorni il titolo virale è gradualmente sceso a livelli inferiori a quelli delle colonie non trattate.
Anche i titoli del virus della cella reale nera (BQCV) e del virus della covata a sacco (SBV) sono risultati alterati nelle colonie trattate ma in modo casuale ed in misura minore rispetto al virus delle ali deformi.
Tali risultati suggeriscono che il trattamento con tau-fluvalinate da un lato elimini il principale fattore di trasmissione di DWV, ma dall’altro favorisca, tramite meccanismi ancora sconosciuti, la replicazione virale. Pertanto il virus delle ali deformi, che si trasmette anche per via orale e verticale, persiste con alti titoli per un considerevole periodo di tempo dopo la rimozione della varroa. Questo supporta le precedenti osservazioni secondo cui la mortalità invernale delle colonie sarebbe parzialmente indipendente dal grado di infestazione da varroa. Infatti i titoli virali scendono solo con il ricambio delle api infette con api che non sono state infettate nella fase pupale dagli acari, nonostante continui la trasmissione diretta tra api adulte. Pertanto secondo gli autori ci vogliono almeno 5 settimane dall’inizio del trattamento perché si riduca la circolazione virale, purché continui la deposizione, così come ci vuole più di una stagione perché la virosi raggiunga livelli tali da portare le colonie al collasso. Purtroppo però lo studio è stato focalizzato sull’effetto a breve termine del trattamento e quindi non è stata indagata la dinamica virale per un periodo più lungo seguente l’abbattimento degli acari.
Dallo studio è anche emerso che, nonostante l’aumento dei titoli virali, nelle colonie trattate i sintomi clinici del virus delle ali deformi (come le deformità) sono scomparsi, mentre sono gradualmente aumentati nelle colonie non trattate. Gli autori ipotizzano quindi che l’infezione mediata da varroa, che avviene nello stadio pupale, generi le deformità, mentre la trasmissione tra api adulte non dia luogo a sintomatologia clinica manifesta.
In conclusione secondo gli autori per implementare dei metodi efficaci di gestione sanitaria delle colonie rimane fondamentale approfondire la conoscenza del complesso sistema di fattori di stress costituiti da varroa, virus ad essa associati, trattamenti acaricidi e noi aggiungiamo anche gli altri xenobiotici di origine ambientale/agricola.
Locke Barbara, Eva Forsgren, Ingemar Fries, and Joachim R de Miranda. 2012. “Acaricide Treatment Affects Viral Dynamics in Varroa destructor-Infested Honey Bee Colonies via Both Host Physiology and Mite Control.” Applied and Environmental Microbiology 78 (1) (January 1): 227–235. doi:10.1128/AEM.06094-11
U.Vesco{jcomments on}
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