In prossimità della decisione sul rinnovo o meno della sospensione e/o del definitivo ritiro d’autorizzazione d’uso dei concianti neurotossici per il mais, con gran rullio di tamburi, Agrofarma annuncia con un comunicato, lo studio di Nomisma che dimostrerebbe come l’impiego di questi insetticidi per la concia del seme del mais consentirebbe il contrasto alle “terribili piaghe”(elateridi, diabrotica e vettori di virosi) che sarebbero una delle cause, sempre ad avviso di Agrofarma, del calo di capacità produttiva di mais nel Belpaese.
Il comunicato sarà prevedibilmente ripreso dal coro della stampa agricola e non agricola, particolarmente attenta alle comunicazioni di tali potenti soggetti economici, da un lato ben poco toccati dalla crisi economica e dall’altro forieri di sempre laute inserzioni pubblicitarie.
Nel comunicato si afferma che: “il calo della produzione di mais del 19% negli ultimi 5 anni sarebbe provocato, tra l’altro dall’aggravarsi delle infestazioni di parassiti, tra i quali la temibile diabrotica e anche alcune avversità endemiche come gli elateridi ed i virus, che i coltivatori di mais non possono più contenere efficacemente dopo il divieto temporaneo di utilizzare sementi conciate con neonicotinoidi e fipronil, ritenute una delle cause del fenomeno della moria delle api.”
Sempre secondo il comunicato: “La perdita di raccolto si è acuita a partire dal 2009, anno in cui si è anche sospeso con decreto l’utilizzo di questi prodotti.”
Agrofarma quindi propone un conto economico comparativo tra diverse opzioni di gestione della coltivazione del mais.
Noi, “piccoli apicoltori”, non abbiamo analoga potenza di fuoco mediatica e non abbiamo trovato modo di accedere allo studio di Nomisma, ma, limitandoci a considerare quanto ne riporta Agrofarma, siamo in grado di eveidenziare le gravi incoerenze che caratterizzano tale fantasiosa e interessata presentazione del quadro produttivo del mais in Italia.
Com’è possibile addebitare la perdita di produzione del 19%, su cinque anni di coltivazione di mais, alla mancanza di concianti neurotossici, se in ben tre dei cinque anni considerati i suddetti concianti sono stati utilizzati in modo crescente, per essere addirittura imposti pervasivamente nel 2008?
Com’è possibile fare una valutazione dell’andamento e della redditività della coltura di mais prescindendo dalla volatilità delle quotazioni internazionali di riferimento, quotazioni che, vale ricordarlo agli estensori del comunicato, sono schizzate dai 15 ai 30 € al quintale nel giro di pochi mesi?
Come è possibile addebitare ai parassiti e alle patologie del mais un sostanzioso calo produttivo, quando tutte le rilevazioni pubbliche e private sull’incidenza di tali parassitosi ne collocano la soglia di danno a livelli percentualmente assai limitati se non infimi?
Com’è possibile comparare metodi produttivi per il futuro che includono, ancora, la monosuccessione del mais quando l’elemento qualificante della riforma comunitaria per i prossimi anni a venire della Politica Agricola Comune è la necessaria e indispensabile rotazione delle colture?
Evidentemente l’intersecarsi di diversi e complessi fattori condiziona l’andamento delle colture cerealicole in Italia e nel Mondo; ritiene forse Agrofarma che la perdita di ben 685.000 ettari (un terzo della produzione nazionale) coltivati a grano duro nel nostro Paese sia anch’essa dovuta al divieto d’uso dei concianti killer delle api sul mais?
La nostra speranza, temiamo vana, è che Agrofarma voglia e sappia rispondere a tali banali, di buonsenso quesiti. Nel caso ospiteremo volentieri un argomentato contributo.
Essendo consueti alla generica limitatezza delle argomentazioni proposte da quest’Associazione d’imprese e d’interessi, in ogni consesso od occasione di confronto (si veda in proposito il botta e risposta ospitato dall’Informatore Agrario), ci limitiamo ricordare quanto propostoci dai Venditori di Chimica nel recente passato.
In questi anni abbiamo assistito alla presentazione di “studi” che, in nome dell’indispensabilità dei concianti killer predicevano “scientificamente” perdite disastrose della capacità produttiva italiana di mais; “predizioni” con professori universitari nel ruolo di anfitrioni “tuonanti” nell’organizzare apposite gite di giornalisti nelle campagne lombarde.
Predizioni poi platealmente smentite dai dati produttivi del mais, realizzati in assenza di concianti, nel 2009 e dalle ancora migliori rese medie per ettaro del 2010.
Abbiamo quindi verificato una notevole propensione da parte di Agrofarma a investire risorse – notevoli? – in studi tesi principalmente, se non unicamente, a distogliere l’attenzione sul dato di fatto, accertato scientificamente: la dispersione della contaminazione tossica sia in fase di semina che nel tempo, provocata dall’uso imprudente di tali potenti molecole insetticide in pieno campo.
Studi “su commissione”, quindi, da presentare, con opportuna coincidenza, a sostegno dei propri interessi in puntuale scadenza in occasione delle pubbliche decisioni. Come, ad esempio, quello, anch’esso presentato a tempo debito con gran clangore di tamburi, per cui la crisi delle api dipenderebbe principalmente dall’andamento dei fattori meteorologici.
Restiamo di contro in speranzosa attesa della, anche minima e simbolica, partecipazione, economica delle aziende chimiche agli studi, a oggi totalmente a carico del bilancio pubblico, sugli effetti “perversi e non previsti” dei loro prodotti chimici venduti con notevole profitto ( è ragionevole supporlo?).
Abbiamo quindi ragione di concludere che la volontà e l’interesse prioritario, se non unico, delle Aziende della chimica e della loro Associazione sia, molto banalmente e semplicemente, la totale libertà di poter vendere quel che più loro conviene, e far irrorare i campi d’Italia con le loro “innovative”molecole.
Premesso che diversi e autorevoli studi scientifici dimostrano che le “medicine miracolose per il mais” proposte dalle Multinazionali chimiche non comportano sostanziali vantaggi produttivi nella difesa della coltura; e che si è realizzata un’ennesima, estesa e di campo verifica, di contro, d’efficacia della “vecchia” rotazione delle colture; confermata nella gran parte, se non quasi totalità, dei casi come la migliore tecnica di difesa fitoiatrica; riteniamo possa esservi notevole interesse se Agrofarma vorrà mai rispondere a un’ ultima domanda:
“qual è la perdita economica delle Aziende Chimiche Associate a seguito del divieto d’uso delle sue improbabili soluzioni agronomiche?”
Tale dato sarebbe di grande interesse perché, a prescindere dal notevole vantaggio ambientale, consentirebbe di quantificare la cifra risparmiata dai coltivatori di mais e quindi, negli anni recenti, rimasta nella disponibilità dell’insieme dell’agricoltura italiana.
{jcomments on}
Potrebbero interessarti
Nuove segnalazioni di avvelenamenti dalla Lombardia
26 aprile 2007 Nuovo e significativo peggioramento della situazione in Lombardia. Aumentano quotidianamente gli alveari colpiti. Oltre 600 alveari nel…
Stop neurotossici: parto travagliato
16 settembre 2008 Martedì 9 settembre FAI e UNAAPI sono stati convocati dal Ministero della Salute. Alla soddisfazione di aver…
Nuovi decreti su neonicotinoidi e analisi
8 febbraio 2009 Pubblicati in Gazzetta Ufficiale i decreti per riautorizzare i neonicotinoidi per la concia di semi barbabietola e…
Morie d’api e trattamenti fitosanitari
16 maggio 2005 Novi Ligure, 29 aprile 2005 Spett. le – Dipartimento della qualità dei prodotti agroalimentari e dei servizi…
Api selvatiche: quanto ne sappiamo?
Lo sapevi che esistono circa 20.000 specie diverse di api selvatiche in tutto il mondo? Anche loro, come molti altri…
Insetti utili a rischio estinzione
(17 giugno 2010) Il rapporto ‘Segnali ambientali 2010’ dell’Agenzia europea dell’Ambiente scatta una ben preoccupante fotografia del fenomeno, attraverso dati…