Due passi avanti e uno indietro!
A capo di un sofferto e contraddittorio iter, il Ministro dell’Agricoltura ha, con grave e ingiustificabile ritardo, emesso il decreto di attuazione dei regolamenti comunitari sul miglioramento della produzione e commercializzazione dei prodotti dell’apicoltura.
Il dispositivo sostituisce le disposizioni esplicative contenute nella Circolare ministeriale n. 1, del 21 febbraio 2000 e successive modifiche e integrazioni, recante le linee guida per l’applicazione dei regolamenti comunitari sul miglioramento della produzione e commercializzazione del miele.
Oltre ad un insieme di adempimenti e regolamentazioni burocratiche, che gli interessati potranno approfondire studiando l’insieme dell’articolato, con la presente nota intendiamo limitarci a sottolinearne alcuni e non secondari aspetti positivi, frutto dell’intensa attività di proposta e di iniziativa delle Regioni e di quella parte del settore apistico che vuole fare passi in avanti nell’applicazione del Regolamento comunitario 797/04.
La precedente versione dello stesso decreto non conteneva, infatti, né le opportune definizioni delle varie figure di operatori apistici: apicoltori amatoriali, produttori apistici, apicoltori professionali, tra l’altro previste dalla legge 313/04, né alcun riferimento alle modalità e ai criteri per l’identificazione, e quindi per il riconoscimento, delle organizzazioni apistiche destinate all’attuazione delle azioni previste dal regolamento comunitario stesso.
A seguito di tali immotivate e ingiustificabili carenze la bozza di decreto, predisposta dagli uffici del Mipaf, nel 2005 non passava il vaglio della Conferenza Stato-Regioni e l’approvazione del decreto veniva condizionata ad una riscrittura che superasse tali carenze.
Per tali motivi invitiamo a soffermare l’attenzione sui passaggi all’art. 6 che, finalmente, propongono alle Regioni un comune riferimento di criteri e modalità per l’individuazione dei soggetti associativi apistici. Sta ora alle Regioni definire con serietà ed anche con ambizione, in funzione delle caratteristiche del loro contesto apistico e degli obiettivi di politiche per lo sviluppo del comparto, la qualità e la serietà dell’associazionismo cui riferirsi e che risulti tale da garantire un sostegno effettivo e concreto per la crescita del settore.
Nell’esprimere apprezzamento per tali e sostanziosi passi in avanti, non possiamo tuttavia esimerci dall’esprimere il disappunto ed il rincrescimento per la inaccettabile e fasulla “certificazione” di purezza genetica prevista al punto 3 dell’art. 5 cui saranno obbligati a sottoporsi quanti vorranno fruire dei contributi del regolamento 797/04 per l’acquisto di materiale biologico vivo (api regine e sciami). E’ infatti evidente che la certificazione (per una ovvia considerazione di costi/benefici) non potrà riguardare, come non riguarderà, il patrimonio genetico delle api oggetto di transazione e di contributo, ma solamente un qualche e indeterminato campione di api prelevato e liberamente inviato dagli interessati. L’ennesimo esempio di aggravio burocratico senza alcun sostanziale aiuto alla effettiva difesa dell’ape ligustica! D’altronde a vacue e inutili declamazioni sulle attività di presunta difesa e miglioramento del patrimonio genetico apistico la categoria degli apicoltori è oramai abituata e, sconfortata, non vi fa neppure più caso.
Francesco Panella
DECRETO DEL MINISTRO DELLE POLITICHE AGRICOLE E FORESTALI del 23 gennaio 2006
Attuazione dei regolamenti comunitari sul miglioramento della produzione e commercializzazione dei prodotti dell’apicoltura. (pdf 28 kb)
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