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Mieli del mondo: India

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bitter_honey_ILast Forest” è il nome della linea di prodotti di piccole comunità tribali del Sud dell’India, commercializzati dalla Fondazione Keystone, che si occupa di sviluppo economico su base ecologica in alcune riserve naturali. Oltre a caffè, spezie, olii essenziali, tessuti ricamati, prodotti per la cura del corpo, ce n’è tutta una parte basata sui prodotti dell’alveare, come saponette, candele di cera d’api, creme e balsami aromatici e soprattutto miele (http://lastforest.in/products-page/products-on-demand/wild-honey/).

Uno dei mieli più interessanti  con l’etichetta Last Forest è il “miele amaro” (“Bitter Honey”) prodotto nella zona Nilgiri2_Imontagnosa del Nilgiri, (Western Ghats). Ha un profumo di frutta e caffè, un aroma di frutta concentrata ed è spiccatamente amaro; il suo nettare proviene da un albero della famiglia delle mirtacee, il Syzigium Cummini. E’ prodotto dall’ape gigante (apis dorsata), una specie autoctona che nidifica su alti alberi o alte rupi e che richiede il lavoro dei “cacciatori di miele” che si arrampicano fino a 90 metri di altezza per prelevarlo. Si tratta di una tradizione millenaria e nelle comunità tribali solo pochissimi individui possono ricoprire questo ruolo, che viene trasmesso a solo uno o due individui della generazione successiva. Il cacciatore di miele è però circondato da un gruppo di supporto. C’è chi prepara il cesto per raccogliere il miele o la scala di corda per salire sulle rocce (che dev’essere fresca perché, se fosse secca, tenderebbe a spezzarsi nell’attrito contro la pietra), chi prepara il fumo e chi sosterrà la scala durante le operazioni. L’apis dorsata è conosciuta per la sua aggressività, ma il cacciatore di miele riesce a ritagliare e prelevare porzioni di favo senza farsi pungere, con l’aiuto soltanto di un po’ di fumo, di esperienza ma soprattutto, a dire dei membri della Keystone Foundation che seguono l’ attività dei cacciatori, di un profondo senso di simbiosi, di rispetto quasi religioso e di un atteggiamento amichevole e non predatorio verso le api.

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Il compito che si è data la Keystone Foundation è di trovare spazi per la commercializzazione dei prodotti della foresta. Il frecciatornasumiele, prima, era oggetto di baratto, ma non aiutava a garantire facilmente il sostentamento delle comunità tribali. Il compito include non solo la raccolta del miele e l’invasettamento, ma soprattutto la preparazione dei raccoglitori di miele perché riescano a presentare un prodotto secondo criteri igienici e in grado di durare.  Per questo viene insegnato ai cacciatori di miele a raccogliere solo il miele opercolato, che comunque, nel caso dell’apis dorsata, può raggiungere il 22% di umidità. Il miele viene pagato tanto di più, tanto è minore il contenuto d’acqua, in modo da far capire il valore di un prodotto che verrà portato sul mercato; così il prezzo migliore lo spunta il miele che non supera il 21% di umidità; fino a 23-24% viene pagato meno e venduto celermente, al di sopra del 26-27% non viene accettato. La vecchia pratica da superare consisteva nello spremere i favi, che contenevano anche residui di polline e covata, mentre oggi il solo favo di miele viene tagliato longitudinalmente, nel mezzo, in modo da far colare il miele, che è poi sottoposto a un triplice livello di filtrazione. Riuscire a far passare questi principi tra le comunità tribali ha richiesto diversi anni.

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Anche il miele Last Forest denominato “Sweet Honey” è prodotto dall’apis dorsata, ed è un miele multiflorale, che può avere un profumo balsamico e caramellizzato, e un gusto fruttato, aromatico, leggermente acido.

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Keystone_foundationLa Keystone Foundation ha come simbolo un picchio, il cui nido, faticosamente scavato, viene lasciato a disposizione di altri organismi, per indicare la sua vocazione allo sviluppo in chiave ecologica. frecciatornasu

 

 

 

Under the Mango Tree (“ sotto l’albero di mango”, http://www.utmt.in/), è il nome di un’organizzazione no profit creata per migliorare la vivibilità nelle zone rurali dell’India, in particolare in Maharashtra, Gujarat, Rajastan (visualizza la mappa delle regioni). 

apicoltura_nel_GujaratLa metafora  dell’albero di mango rimanda alla vita di villaggio dell’India rurale, nelle zone aride dove esso offre la sua ombra al gioco dei bambini, al riposo delle donne che tornano col loro carico d’acqua, agli incontri con mercanti e viaggiatori di passaggio, portatori di racconti su ciò che avviene nel vasto mondo al di là del villaggio. La fondatrice di UTMT è Vijaya Pastala che da ormai una ventina d’anni ha continuato a lavorare per portare l’apicoltura ad aumentare la produttività rurale in zone svantaggiate tramite l’incremento dell’attività di impollinazione delle api. Gli elementi del lavoro di UTMT sono l’organizzazione di corsi di base, insegnando sia a gestire le api, sia a costruire arnie o sacchi per catturare gli sciami; la valorizzazione dell’apis cerana, una delle razze d’ape indigene all’India; l’ utilizzazione di questo tipo d’ape per l’impollinazione, per aumentare la capacità produttiva dei piccolissimi appezzamenti su cui la gente in certe zone sopravvive; infine, la ricerca di sbocchi di mercato soprattutto in città.
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L’apis cerana vive allo stato selvatico,  in cavità sia di alberi che di rocce, e costruisce favi paralleli. Immagazzina il miele nella parte superiore dei favi o in favi laterali.
Le colonie di apis cerana possono però essere travasate in piccole arnie. I favi vengono in questo caso staccati uno ad uno e legati all’interno di un telaino di legno, per inserirli nell’arnia; il grosso delle api vi vengono fatte entrare, facendo soprattutto attenzione che tra loro sia presente l’ape regina, che riuscirà ad attirare le api rimaste fuori.
La cerana è un’ape moderatamente aggressiva, ma soprattutto è molto sensibile, va gestita con grande tatto perché se si sente disturbata tende ad abbandonare l’alveare. In India, chi vuole produrre miele in grosse quantità, soprattutto in regioni agricole come il Bihar (nord-est), preferisce utilizzare l’ape mellifera, che non è indigena del subcontinente indiano: se con un’arnia di apis cerana si possono produrre 5-10 chili di miele per stagione, con una di apis mellifera se ne possono produrre 60-100.
La mellifera, dove è stata introdotta, tende a soppiantare la cerana; ma è meno adatta al clima e all’ambiente e molto più soggetta a malattie e quindi viene solitamente trattata con antibiotici, che in India costituiscono spesso un residuo persistente negli alveari. Inoltre è meno adatta all’impollinazione rispetto alla cerana, la quale fa molti più viaggi giornalieri (in modo non proporzionale alla quantità di raccolto) ed è più specializzata nell’impollinazione del tipo di flora con cui è “cresciuta insieme”. Inoltre la mellifera richiede un tipo di gestione più complesso.
Per questo UTMT tende a valorizzare l’ape indigena, ed ha persino istituito una ricorrenza annuale, il “Cerana Day”.frecciatornasu
In India, dove il prodotto delle api viene principalmente venduto come generico “miele”, Vijaya ha tentato di proporre una differenziazione, facendo eseguire anche le analisi polliniche delle diverse tipologie. Della più larga varietà di mieli commercializzati da UTMT (http://www.utmt.in/honey-products/), ne presentiamo qui  4 diversi: alcuni sono prodotti dall’apis dorsata, l’ape gigante che nidifica all’aperto sulle rocce, altri prodotti dall’apis cerana, uno dalla mellifera.
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Il_tecnico_Atar_Singh_Kaintura_esperto_in_apis_cerana_insegna_come_si_trasferiscono_i_favi_dellapis_cerana_prelevati_da_una_cavit_naturale_dentro_unarnietta

Con l’etichetta “Forest Honey” (miele di foresta)  viene commercializzato un miele multiflorale di apis dorsata dal profumo di frutti trasformati che ritorna anche in bocca, con un leggero fondo amaro.

Un secondo multiflora (“Wild Forest Honey”) è un miele scuro e viene prodotto nel Rajastan in zone desertiche, a partire da una flora principalmente composta da Mahua, Palash, Jamun, Neem e Karanj. Ha un profumo di tipo chimico e in bocca una nota fruttata che può ricordare la pera o l’ananas.
Un terzo è miele chiaro di Lici prodotto nel Bihar da apis mellifera, dal profumo  di frutta tropicale fresca che ritorna in bocca, insieme a una nota amara.
Il quarto è un miele di apis cerana multiflorale prodotto nel Gujarat (nord ovest dell’India), dal profumo di liquerizia e cacao e in bocca caramellizzato, leggermente amaro, che ricorda il miele di eucalipto o di ombrellifere.
disopercolatura_dei_favi filtratura_del_miele_sul_posto

apicoltore_nel_distretto_di_Thane_MaharashtraNel fare da ponte tra l’India agricola e l’India urbana, UTMT ha dato una speciale importanza alla divulgazione  dell’uso del miele in cucina, con la manifestazione “Cooking with Honey” (cucinare col miele), creata con l’aiuto di due importanti chef.  Nonostante l’incredibile poesia aromatica dei suoi dolci, l’India conosce poco il miele come dolcificante o come ingrediente di cucina. L’uso popolare del miele è soprattutto medicinale e rituale. A un bambino appena nato, nel momento in cui gli viene dato il nome, una goccia di miele viene posata sulle sue labbra: deve suggellare l’inizio di una vita perché il miele è cibo degli dei. Ma magari poi quel bambino riassaggerà il miele solo quando comincerà a starnutire, e la mamma si ricorderà di quel vasetto dimenticato da mesi in un armadio. Così il gruppo di “Under The Mango Tree” cerca di far scoprire il miele alle massaie indiane, magari senza cercare di innestarsi in una tradizione di dolci troppo radicata per essere modificata, ma inserendolo in prodotti più frecciatornasumoderni come i gelati o i pancakes, o insieme a frutti come i leechee.frecciatornaindietro