Il 13 marzo 1839 la missionaria inglese Mary Bumby sbarcò in Nuova Zelanda con i primi due alveari che quelle terre avessero mai visto dando inizio alla storia dell’apicoltura neozelandese. Da quella lontana data il comparto apistico ha subito una notevole evoluzione e, al giorno d’oggi, produce qualcosa come 12.000 tonnellate di miele. Una parte consistente della produzione è destinata al mercato interno in quanto il consumo procapite, uno tra i più alti al mondo, è pari a 1,5-2 Kg.
Il miele più rinomato, sopratutto per il suo utilizzo a fini terapeutici, è il miele di manuka (Leptospermum scoparium). La presenza nel nettare di metilgliossale dona a tale prodotto dell’alveare un’attività antibatterica maggiore rispetto alla norma. Oltre che dal colore scuro è caratterizzato dalla consistenza quasi gelatinosa. Il sapore è molto pungente e può rimandare a dei sentori di legno e di melassa. Il prezzo all’ingrosso sfiora i 50$ neozelandesi/Kg.
A chi ha l’occasione di visitare la Nuova Zelanda si consiglia di fare un salto al centro didattico dell’azienda Arataki, in Hastings, che con i suoi 20.000 alveari è uno dei maggiori rivenditori di miele al dettaglio. Durante la visita, tra le tante altre cose, si può avere l’occasione di assaggiare alcuni de mieli monoflorali neozelandesi.
Il miele di Timo (Thymus vulgaris): tale pianta fu introdotta nel paese nel tardo ‘800, durante la corsa all’oro, come pianta medicinale. Dal sentore molto forte è caratterizzato da un sapore erbale, pungente e distintivo allo stesso tempo.
Il miele di Trifoglio bianco (Trifolium repens): è uno dei mieli più diffusi in Nuova Zelanda in quanto la pianta ha una notevole importanza per l’agricoltura locale. E’ molto richiesto dai consumatori per il suo colore molto chiaro e per i le sue caratteristiche organolettiche molto tenue. Delicatamente florale.
Il miele di Rewarewa (Knightia excelsa): è una pianta nativa della Nuova Zelanda il cui fiore, prima dell’introduzione delle api, veniva impollinato da uccelli in cerca di nettare. Il colore del miele è ambrato, quasi rosso, con un sapore leggermente di malto o di caramello. Viene spesso confuso col miele di Manuka.
Il miele di Kamahi (Weinmannia racemosa): è un miele che si sta cercando di valorizzare solo negli ultimi anni. In quanto la pianta è diffusa in tutto il paese le caratteristiche organoletiche sono molto variabili e dipendono dai vari nettari che portano alla formazione del miele finale. Ad esempio il miele ottenuto nell’isola del nord ha un colore più scuro perché fiorisce in concomitanza con la Manuka e la pianta di Rewarewa. Ha generalmente un colore giallo chiaro. Ha un sapore che al comune consumatore può risultare poco gradevole caratterizzato da un sentore di muschio e burro con un retrogusto amaro.
Il miele di Borragine (Borago officinalis): ha un sentore molto delicato, florale e l’alto contenuto di fruttosio lo rende ottimo come dolcificante.
Il miele si trova in vendita, oltre al tradizionale vasetto di vetro o di plastica, anche in altri formati. Il miele di Manuka viene confezionato anche in tubetti da 200 gr. simili a quelli usati per il dentifricio. Oppure i grandi consumatori possono trovare negli scaffali dei negozi dei pratici secchielli da 6 Kg.