Grigory Kudryashov avrebbe volentieri messo in vendita i suoi mieli all’edizione 2014 di Terra Madre, ma era periodo di sanzioni economiche nei confronti della Russia, così gli unici due vasetti con cui ha potuto far conoscere il suo prodotto sono quelli da lui donati all’Honey Bar e di lì offerti all’assaggio di una vasta gamma internazionale di visitatori.
Se il vasetto a forma di orso è solo un luogo comune per la gran parte del mondo, assume invece un significato nel contenere un miele che viene dalla Siberia, patria di una specie molto voluminosa e aggressiva di orso bruno (e persino l’anticiclone russo-siberiano, originato dal forte raffreddamento a cui è soggetto quel territorio, prende il nome di “orso siberiano”).
Dei due vasetti, uno conteneva un miele chiaro, proveniente da zone di montagna, dal sapore fruttato ma complesso, forse con una componente di lampone e una base di ombrellifere; l’altro un miele scuro, proveniente da zone collinari, dal forte odore in cui era riconoscibile una nota animale (l’orso bruno?), meno intensa al gusto, che presentava una nota fresca; aspetti che a tutti quelli che conoscono il miele di grano saraceno ha subito fornito un riferimento.
Secondo Grigory ci sarebbe stata sì una componente di questo miele, ma la sua osservazione personale sulle api al lavoro lo farebbe propendere, se dovesse indicare la sorgente nettarifera principale, per il Kiprey, o “the di Ivàn” (Chamerion angustifolium, una pianta erbacea perenne dai fiori rosa fuxia, tipica dell’emisfero nord). Ma poco importa l’origine botanica, per Grigory, perché sul suo mercato è più importante citare la zona che l’origine botanica, e più il miele è chiaro più si vende.