La robinia o acacia (Robinia Pseudoacacia L. ), è una pianta a portamento arbustivo o arboreo, appartenente alla famiglia delle leguminose, che può raggiungere i 20 metri d’altezza. Fu importata in Europa dal Nord America all’inizio del XVII secolo da Jean Robin, erborista del re Enrico IV di Francia, da cui prese il nome. In Italia apparve alla fine del XVIII secolo, prima come pianta ornamentale, poi per rassodare i terreni e gli argini delle strade e delle ferrovie. Il legno è buono da ardere.
In Italia la robinia è diffusa in tutte le regioni, ma quelle dove si produce miele in modo consistente sono il Piemonte, la Lombardia, il Veneto, l’Emilia-Romagna, la Toscana, l’Abruzzo e la Campania.
Tra i diversi tipi di miele quello di robinia è senza dubbio il più estesamente conosciuto ed apprezzato in Italia. E’ la qualità uniflorale più diffusa nei punti vendita della grande distribuzione; la produzione nazionale è largamente insufficiente a soddisfare le richieste e ogni anno ne vengono importati grandi quantitativi dai Paesi dell’ Est Europeo (robinia ungherese, soprattutto) e dalla Cina. Alla base del suo successo sono le caratteristiche peculiari: colore chiaro, stato fisico liquido, odore e sapore leggeri e delicati. Queste qualità non si trovano riunite in nessuna altra produzione nazionale e sono molto apprezzate da chi si nutre di miele.
La caratteristica principale di questo tipo di miele risiede nell’alto contenuto in fruttosio, che è alla base della scarsa tendenza a cristallizzare e dell’elevato potere dolcificante. Dal punto di vista della composizione è inoltre caratterizzato dal basso contenuto in sali minerali, in enzimi e in acidità.
Caratteristiche organolettiche
Il miele di robinia si presenta generalmente liquido;
può eventualmente presentarsi torbido per la formazione di cristalli, senza tuttavia raggiungere mai una cristallizzazione completa.
Il colore è sempre molto chiaro, da quasi incolore a paglierino.
Alcune parole o espressioni usate per descrivere l’odore: floreale fine, generico di miele, di cera nuova, leggermente fruttato, di carta, di fiori di robinia…
Il sapore è decisamente dolce, con leggerissima acidità. L’aroma è molto delicato, poco persistente e privo di retrogusto.
Alcune parole o espressioni usate per descrivere l’aroma: vanigliato, confettato, di mandorla dolce sbucciata…
La consistenza varia a seconda del contenuto d’acqua.
Variazioni sul tema
Considerando la particolarità del nettare di robinia, anche piccole quantità di altri nettari che si aggiungano al raccolto principale possono produrre notevoli variazioni nelle caratteristiche del prodotto finale. Nelle zone dove la robinia non dà una copertura sufficiente il miele ottenuto sarà più spesso un millefiori che una robinia. A volte però anche raccolti aromatici precedenti (tarassaco nelle prealpi ed erica in Toscana) o, più raramente, seguenti (ailanto, melate) possono “contaminare” il miele robinia.
Gli effetti sono evidenti sull’aroma (si ritrovano spesso robinie con leggero aroma di tarassaco, di melo, di crucifere, di erica, di ailanto), sul colore (una traccia di erica o di melata può inscurire notevolmente il raccolto), sulla composizione e, conseguentemente, sulla cristallizzazione.
Per ridurre l’incidenza di questi problemi è indispensabile da parte dell’apicoltore una buona conoscenza del territorio e delle risorse nettarifere, tempismo nella posa e nel prelievo dei melari, in modo da isolare il flusso nettarifero proveniente dalla robinia,una adeguata sorveglianza degli alveari e del lavoro delle api.
Eventuali difetti
Nel miele di robinia, dall’aroma così delicato, odori e sapori estranei sono facilmente percepibili: l’apicoltore deve perciò utilizzare con molta parsimonia il fumo per calmare le api, e, nei trattamenti contro l’acaro parassita varroa, utilizzare il timolo lontano dai periodi di raccolta. Entrambi le sostanze potrebbero lasciare una traccia aromatica nel miele di robinia. Anche lo stato dei favi da melario, in cui le api immagazzinano il miele che sarà poi raccolto dall’apicoltore, è quanto mai importante: in favi da melario eccessivamente vecchi o che abbiano contenuto covata il miele che vi venga immagazzinato potrà presentarsi più scuro e sprigionare lo stesso odore dei favi.
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